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La parabola ascendente di Maurizio Sarri con l’Empoli comincia il 20 ottobre 2012: dopo nove giornate del campionato di B la squadra azzurra è ancora all’asciutto di vittorie e un esonero dell’allenatore sembra la conseguenza più logica. Invece, proprio in quella data, i toscani battono il Lanciano fuoricasa e cominciano la loro rimonta, che li porta a giocarsi la finale play-off – poi persa – col Livorno. La storia continua l’anno successivo, con l’Empoli di Sarri che stavolta ha una marcia in più fin da subito e, grazie al suo gioco spumeggiante, trova la promozione nella massima serie. Il resto è un passato ancora “prossimo”: l’Empoli di Sarri mantiene la sua ossatura e il suo calcio propositivo e riesce a salvarsi, a dispetto delle “malefiche” tabelle di inizio anno, con ben quattro giornate di anticipo anche in Serie A.

Maurizio Sarri è il condottiero “senza macchia e senza paura” che porta la sua truppa a giocarsela a viso aperto, anche contro avversari più forti o blasonati. Ma Maurizio Sarri è soprattutto una persona schietta e genuina come pochi, a volte burbera ma mai banale nei suoi commenti. Durante il campionato arriva a indispettirsi nei confronti di chi gli ricorda che il suo è l’ingaggio più basso della Serie A: “Sono figlio di operai e ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto tranquillamente gratis la sera dopo il lavoro. Sono fortunato” risponde Sarri con sicurezza.

L’allenatore dell’Empoli diventa così, nell’immaginario collettivo, non solo colui che è partito dal basso e ha fatto la gavetta (oramai demodè), ma anche colui che spariglia le carte riguardo alla costante avidità nel mondo del calcio. Sarri sdogana la frase “Sono tutti uguali, pensano solo ai soldi” e, dai più romantici, viene visto come un eroe genuino del quale finalmente il calcio che conta si è accorto.

Ciò non significa, però, che Sarri non sia una persona molto ambiziosa dal punto di vista professionale. Sa benissimo che a 56 anni certi treni passano una volta sola e che adesso è il momento giusto per fermarsi un attimo, in attesa del prossimo convoglio. Conduce l’Empoli alla salvezza ma dentro di sè crescono la voglia e la curiosità di confrontarsi con palcoscenici più ambiti. Così, a fine campionato, prende la decisione di lasciare la squadra azzurra: scelta dolorosa davvero per chi lo conosce bene. Lui che a Empoli si è sentito come a casa sua è combattuto, tra le sue comprensibili ambizioni e la voglia di stare nel posto che l’ha lanciato, protetto, glorificato.

Da allenatore libero sembra che il destino di Sarri sia tracciato ma, una ad una, le squadre interessate si defilano, ingaggiando altri tecnici. Forse in Sarri affiora, per un attimo, il dubbio se lasciare Empoli sia stata una scelta azzardata. Lo cerca il Cagliari, ma rifiuta perché in B non ci vuole andare. Lui si sente pronto per la massima serie, che ha ottenuto e conquistato con la fatica e il sudore di chi non molla mai. E così attende, sperando che arrivi una chiamata importante.

Il resto è storia recente: Sarri viene individuato da De Laurentiis quale sostituto di Benítez a Napoli. Una panchina che scotta certo, perché la piazza è prima di tutto esigente oltre che affamata di grandi risultati. Il banco di prova che Sarri aspettava è arrivato, forse nel momento in cui non ci sperava più. Ma il matrimonio Sarri-Napoli può davvero funzionare? E i tifosi dell’Empoli, invece, come hanno preso l’addio del loro condottiero?

Certamente non possiamo rispondere esaustivamente a queste domande, ma una riflessione la possiamo comunque fare. Sarri non era la prima scelta di De Laurentiis, che si era fiondato come un falco sul fresco vincitore dell’Europa League Unai Emery, ricevendone però un secco rifiuto. Il contratto ha subìto diversi intoppi, prima di essere firmato: non solo economici – come la parte che riguardava gli emolumenti allo staff sarriano – ma anche tecnici – non è un mistero che il presidente del Napoli abbia contattato Vincenzo Montella, recentemente esonerato dalla Fiorentina -. E poi la durata: il contratto annuale, con opzione esercitabile solo dal Napoli per un rinnovo ulteriore, non sembra una particolare iniezione di fiducia nei riguardi di Sarri. Sembra invece una via d’uscita più semplice nel caso ci siano problemi durante la stagione (l’esonero graverebbe pochissimo sulle casse societarie) o “occasioni” alla fine del campionato (se, ad esempio, Conte lasciasse la panchina della Nazionale). Insomma, quello tra De Laurentiis e Sarri sembra tanto uno di quegli amori, sbocciati in villeggiatura, ma che cominciano a vacillare già a Ferragosto.

A Empoli, invece, la cosa ha preso una piega inaspettata: molti tifosi hanno criticato apertamente il loro ex tecnico, reo di aver ceduto alle avances del Dio Denaro. “Ma come, uno che ha detto che lavorerebbe gratis va a guadagnare 1 milione di euro?” pensano alcuni. “Pensa solo ai soldi, altrimenti sarebbe rimasto” gli fanno eco altri. Impensabile solo qualche giorno fa, se si pensa all’aurea dorata alla quale era abituato Sarri in Toscana. Forse è il troppo amore che anima le proteste di queste persone: un po’ come quando il proprio partner di una vita decide di lasciarti e tu gli rivolgi, pur volendogli ancora bene, epiteti poco carini.

Come disse qualcuno, ci sono strani amori che vanno e vengono. Nei pensieri che li nascondono.