Così parlò Mihajlović, qualche anno fa. Già, guardatelo – anzi, ascoltatelo – quel video, e capirete come nel calcio le frasi che si pronunciano sono solo ed esclusivamente di circostanza. Figuriamoci, non siamo qui a puntare il dito contro Siniša, che è un professionista, ha fatto la storia del calcio italiano, e merita di allenare il club più titolato al mondo; siamo qui solo per fare una riflessione: in questo mondo del pallone, è fin troppo facile sbagliare. Soltanto che se lo fanno i tifosi è più che normale, dopotutto per loro si tratta di passione; se lo fanno i tesserati, invece, beh: la cosa ha un peso ben diverso.
Verba volant, si diceva un bel po’ di tempo fa. E si aggiungeva, poi, che scripta manent. Non le ha scritte quelle frasi, Mihajlović, ma le ha dette apertamente nell’era delle telecamere e dei microfoni, aggeggi che ai tempi degli antichi latini non erano contemplati. Figura non eccellente, dunque, quella fatta dall’oramai nuovo tecnico del Milan, che si è professato interista, ma siederà, profumatamente, sulla panchina del Milan. D’altronde, pecunia non olet dicevano sempre quelli là, antichi e colti di un tempo, no?
Dunque, Mihajlović come Capello, che a inizio millennio, quando allenava la Roma, disse “no, ragazzi, io alla Juve proprio mai”, e tempo qualche mese e si vestì di bianconero. Dunque, Mihajlović come seconda scelta, per la panchina milanista. Ancelotti ha detto no (era prevedibile, chi non vorrebbe essere pagato a peso d’oro e restare in infradito, occhiali da sole e noce di cocco in mano), e riflettori rossoneri, dunque, puntati sul serbo, che era atteso ad Amalfi per ritirare il premio di “Allenatore dell’anno” ma ha dovuto gentilmente rimandare, e correre in fretta e furia ad Arcore, dimora del Presidente. Trattativa piuttosto rapida (un paio d’ore, forse qualcosa in più) poi la stretta di mano che ha sancito l’accordo trovato. Mihajlović nuovo allenatore del Milan, al posto di un Inzaghi che era meglio rimanesse Superpippo in campo, e non superpippa in panchina. Si è parlato anche di mercato, nella villa del patron: Soriano prima richiesta, nome non proprio da Milan, che se vuole tornare grande dovrà puntare a calciatori di livello internazionale, con tanto di esperienza e blasone. Ma vabeh, diamo fiducia al serbo, vediamo cosa chiede e cosa gli daranno Galliani, Barbara, Piersilvio e Silvio Berlusconi. La Milano rossonera ha voglia di tornare grande. Il paradosso è che dovrà riuscirci con alla guida colui che, un tempo, si professava acerrimo nemico.