È un calcio malato

Come diceva il buon Walter Fontana a Mai Dire Gol negli anni ’90.
E lo era allora, come adesso. Niente è cambiato e niente sembra cambiare da qui a breve. La rielezione di Joseph Blatter alla presidenza della FIFA arrivata ieri è l’ennesima conferma.

Ma come è possibile — vi chiederete voi — dopo lo scandalo delle investigazioni dell’FBI sull’intero organo della FIFA e l’arresto di alcuni dei suoi esponenti più importanti? È possibile, è possibile.
Basta non essere stati arrestati, scusarsi dicendo che “non è possibile seguire tutto, qualcosa può scappare”, supportare le federazioni più povere (ma più numerose) promettendo “favori” in cambio e il risultato è fatto: Joseph Blatter presidente per altri cinque, lunghissimi e interminabili anni del più importante organo decisionale del mondo del calcio. Auguri.

Ne avevamo parlato proprio una settimana fa, quando vi abbiamo raccontato del ritiro della candidatura di Figo, di come, quello della FIFA, fosse un mondo non particolarmente trasparente e retto da alcune forze invisibili, ma molto influenti. E un paio di giorni fa siamo tornati sull’argomento, proprio a seguito degli arresti e delle notizie delle investigazioni dei federali dell’FBI, ponendovi la domanda retorica su quanto possa essere credibile che il responsabile di un’azienda (e la FIFA lo è in tutto e per tutto) non conosca nel dettaglio cosa facciano i suoi più stretti collaboratori.

A seguito di tutto questo polverone alzato intorno al sig. Blatter ci aspettavamo — o speravamo, per dire la verità — delle più che giuste dimissioni o, quantomeno, il ritiro della candidatura per le imminenti elezioni, lasciando campo libero all’ultimo contendente rimasto, il principe Alì Hussein, supportato da tutta la federazione europea.
E lasciarla vinta a Platini? A chi mi è stato sempre contro? Dar ragione ai miei detrattori? Giammai! — avrà pensato il buon vecchio Joseph, che non solo non si è dimesso e non ha ritirato la candidatura, ma ha fatto in modo anche di vincere, per l’ennesima volta.

Ieri, infatti, a seguito della prima votazione finita con un netto 133 a 73 per il presidente in carica, l’opponente Alì Hussein ha deciso di ritirarsi dalla corsa, vista l’impossibilità di recuperare lo svantaggio con i voti dei candidati eliminati, essendo solo in due.
Le reazioni sono state importanti: l’Europa si aspetta, come prima cosa, la riassegnazione dei mondiali 2018 e 2022, rispettivamente a Inghilterra e agli USA; in caso contrario, Platini ha già fatto sapere che non è da escludere un boicottaggio europeo ai Mondiali, con la non partecipazione delle squadre del Vecchio Continente.

Blatter, ovviamente, ha già dichiarato che si impegnerà a far tornare la FIFA al posto che merita e con la fiducia che un organo del genere deve avere. Ma, ormai, chi gli crede più? E non andiamo a toccare i sospetti sulle partite combinate nei mondiali precedenti, perché altrimenti si aprirebbe un altro vaso di Pandora.

Lui è lì dal 1998. Siamo nel 2015 (e arriveremo al 2020) e le cose non sembrano migliorate, anzi.
L’unico risultato che ha ottenuto è quello di farci lentamente disamorare del calcio, di ciò che c’è dietro.
Se oggi ci fosse ancora Mai Dire, saremo sicuri che Walter Fontana esordirebbe con un giustissimo e motivatissimo “ma è un calcio malaaato” e avrebbe, di nuovo, ragione.

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Francesco Mariani