La Serie A non è un campionato per giovani

Nel Report 2015 del calcio italiano, l’annuale retrospettiva economico-sociale sullo stato del sistema redatto dalla Figc, rivela purtroppo come il nostro calcio sia indietro rispetto alle altre leghe europee. Se il nostro paese sembra una nazione vecchia che non aiuta i giovani, la Serie A risulta essere uno specchio fedele di questa attitudine.

La fotografia del nostro calcio evidenzia i seguenti fattori: siamo il campionato più ‘vecchio’ d’Europa per età media dei calciatori (27,3 anni, rispetto ai 25,6 della Germania), siamo al terzo posto per percentuale di calciatori stranieri (54,1%, superata soltanto da Cipro e Inghilterra; Spagna e Germania sono intorno al 40%) e all’ultimo posto per la quota di calciatori provenienti dai vivai (appena l’8,4% gioca nella squadra in cui è cresciuto sin dal settore giovanile, contro il 23,6% ad esempio della Francia).

Una situazione quindi migliorabile e da risanare. In passato abbiamo già parlato di come sarebbe importante, ridurre il numero degli stranieri e rafforzare l’impiego obbligatorio dei giocatori provenienti dalle giovanili nella massima serie. Tuttavia le necessarie variazioni da apportare si infrangono contro il business e la continua ricerca di introiti che questo gioco esige.

Poco consolatorio è pensare che sia solo una conseguenza dell’immobilità del sistema quindi l’invecchiamento dei giocatori che calcano i campi italiani. Qui i giovani guardano giocare i vecchi, probabilmente per demerito, ma non solo, spesso anche per necessità economiche.

Se guardiamo la classifica europea delle squadre di massima serie per età media dei giocatori impiegati, la prima italiana è solo all’11° posto. E non si tratta di una big, ma del Cagliari appena retrocesso, con una media di 22,87 anni. Verrebbe da pensare che puntare sui giovani sia stato l’errore tecnico della stagione, ma il primo anno della presidenza Giulini ha tuttavia altre colpe piuttosto che questa. Secondo posto in Italia per l’Udinese con 23,39, che con l’ingaggio di Stramaccioni aveva fatto una dichiarazioni d’intenti e investito sui giovani. Terza un’altra “piccola” come l’Empoli con la sua media di 23,70.

Le Big latitano nel vertice di questa graduatoria e si aggirano su valori nettamente più alti, ma basti pensare al mercato degli ultimi anni dove molti campioni ultra trentenni sono approdati nei più prestigiosi club italiani: Alex, Gomez, Evra, Diego Lopez, Evra, Tevez, Eto’o ecc.

Inter con 24,94, Roma 25,08 e Lazio 25,49 non demeritano e precedono quindi Fiorentina, Napoli, Juventus e Milan che hanno medie peggiori. Purtroppo però i giovani emersi in questa stagione, in queste società, sono già esposti nelle vetrine del calciomercato pronti ad essere sacrificati in nome del bilancio.

Inutile nascondere che Lazio e Inter cercheranno di fare mercato attraverso la cessione di qualcuno tra: Icardi, Kovacic e Felipe Anderson. Il tutto per pagare magari l’ingaggio ai non più giovani Yaya Tourè o altri svincolati eccellenti.

Tirando le somme c’è da commuoversi di fronte a storie come quella del laziale Danilo Cataldi, nuovo promessa del calcio italiano, esploso con la maglia biancoceleste con la quale è cresciuto e quindi consacrato titolare da Pioli nella finale di Coppa Italia.

Largo ai giovani” resta quindi in Italia solo uno slogan, buono per riempirsi la bocca di intenti per un calcio che vorrebbe, ma non può. Siamo quindi una pensione di lusso per campioni a fine carriera, un’isola felice di vecchie glorie? Non bisogna essere drastici nelle valutazioni, però se la situazione non cambierà, oltre alla fuga di cervelli dovremmo abituarci anche alla fuga dei piedi buoni.