In matematica, la “prova del nove” è un test di controllo — semplice ma non infallibile — per verificare l’esattezza del risultato di una operazione aritmetica tra numeri interi.
Nel calcio, la “prova del nove” è una partita di controllo — mai semplice e solitamente infallibile — per verificare l’esattezza delle impressioni avute nelle precedenti gare di una determinata squadra di calcio.
Lazio e Inter ieri sera hanno avuto la loro “prova del nove”, una contro l’altra, sul terreno dell’Olimpico di Roma e l’hanno superata entrambe. Possibile? Se avete visto il posticipo domenicale della Serie A vi renderete conto da soli che, sì, è possibile.
I biancocelesti di Pioli hanno dato l’ennesima dimostrazione di essere la squadra che, tra loro, Roma e Napoli, più merita di qualificarsi alla Champions League dell’anno prossimo. Oltre a essere stati nettamente i più costanti come qualità di gioco espressa per tutto il campionato, contro l’Inter i laziali hanno dominato la gara in parità numerica, retto senza difficoltà non rinunciando ad attaccare in dieci contro undici e giocato con orgoglio e grinta quando sono rimasti in nove. Ed è proprio questa “prova del nove” degli uomini di Pioli a darci l’inequivocabile segnale che, sì, la Lazio è pronta e ha le qualità, la voglia e la grinta necessarie ad arrivare fino in fondo a questa corsa per la Champions. Il non essere distratta da altre competizioni, vedere il Napoli con l’Europa League e i punti persi tra Empoli e Parma, o il non avere la forma adatta o infortuni negli uomini chiave, vedere la Roma di questo girone di ritorno, può fare il resto.
I nerazzurri, invece, si portano gli ennesimi tre punti a casa, dopo le vittorie contro Hellas Verona, Roma e Udinese e i pareggi contro il Milan e il ChievoVerona. La squadra di Mancini, dopo gli stenti iniziali (e durati — forse — un po’ a lungo), sta trovando un ottimo filotto di risultati positivi, aiutato anche da una maggiore consapevolezza nei propri mezzi, da una migliore disposizione in campo e dall’ottimo periodo di forma dei suoi giocatori di qualità. Vidić ha ridato sicurezza a una difesa che con Ranocchia e Jesus centrali faceva acqua da tutte le parti, Kovačić in aiuto a Medel (di cui davvero non sentiamo l’esigenza in campo) ha ridato geometrie e velocità al reparto, Hernanes dietro Palacio e Icardi ha fornito più soluzioni a tutto il reparto offensivo. Il calendario apparentemente non è favorevole, ma incontrare una Juventus già campione d’Italia dopo la trasferta a Madrid e avere lo scontro diretto con il Genoa, senza Perotti, potrebbe essere un vantaggio: quello di non abbassare la concentrazione proprio ora che il traguardo sembra a portata di mano come mai in questa stagione. In ogni caso, stasera, l’Inter la sua personale prova del nove — o l’ennesima, vista Inter-Udinese — l’ha superata con merito.