La coscienza pulita

C’è da guardare con interesse alla classifica UEFA del Fair Play (nome ufficiale: UEFA Respect Fair Play Ranking) per questa stagione: una squadra olandese, una inglese e una irlandese guadagneranno un posto nei preliminari di Europa League (non è poi questo gran premio, ma meglio di niente).

Però c’è un però, ecco. E cioè che tutto è concepibile, la classifica si basa su criteri rigorosi (cartellini ricevuti, gioco “positivo”, rispetto per l’arbitro e per gli avversari, comportamento dello staff e dei tifosi), e presumibilmente l’Italia merita in pieno il proprio 17esimo posto, dato che non eccelliamo in alcuna categoria, e ci sarà un motivo se, dall’istituzione di questo premio a oggi, l’Italia non l’ha mai ottenuto. Però, a guardare bene, cosa ci fa l’Olanda in cima alla classifica?

Giusto per ricordare: la doppia sfida tra Roma e Feyenoord non è stata proprio un bell’esempio di sportività – prima con la capitale trasformata in campo di battaglia (per una partita senza incidenti), poi con la poco simpatica accoglienza a Gervinho in quel di Rotterdam. Episodi da non poco conto, ma evidentemente molto ben diluiti nei 110 incontri di coppa disputati quest’anno da tutte le squadre olandesi.

Quindi, giusto un sospetto: non è che, di fronte a criteri più che stringenti, si finisca poi per dare l’esempio sbagliato? Perché sembra che il buon esempio, quello da premiare, sembra convivere troppo vicino al suo opposto. Oppure, detto in altre parole: sembra quasi di fare un favore a chi non lo merita.

Secondo punto: c’è qualcosa che non torna a Torino. Sul campo, niente da discutere: la Juventus vince per distacco, in un campionato le cui seconde forze possono aspirare a vederne giusto la targa. Sugli spalti, visti gli incidenti del derby, qualcosa era stato fatto: il giudice sportivo Tosel, dopo un rinvio per supplementi d’indagine che hanno «sgombrato il campo da ogni ragionevole dubbio circa la attribuibilità ai tifosi bianco-neri del lancio della “bomba-carta”», ha deciso per una sentenza che «deve necessariamente riflettere la particolare gravità del fatto, un atto delinquenziale per la potenzialità lesiva del materiale esplodente utilizzato»: 2 giornate con la curva chiusa, e 50.000 euro di multa per entrambe le squadre.

Risultato pratico? Anzitutto, in forza dei disordini della settimana prima, l’Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive vieta Torino-Empoli (poi terminata 0-1) ai non abbonati ai granata, e ai tifosi ospiti non muniti di tessera del tifoso; secondariamente, la Juventus presenta ricorso avverso alla chiusura, ottenendo (per adesso) una sospensiva.

E qui, lo dico un po’ fuori dai denti, c’è quel malessere che avevo avvertito già qualche settimana addietro, parlando di «Pallotta spuntato». Errore dei tifosi (e senza bombe-carta), la società non ricorre e accetta la sentenza. E tutti (o quasi) ad applaudire, perché non costa nulla.

MondoPallone è un progetto indipendente, con tutti i lati positivi e negativi del caso. Tra i primi, c’è che abbiamo la piena libertà di opinione, senza dovere rispondere ad alcuna logica d’affari e di convenienza, prendendoci piena responsabilità delle nostre parole. E allora, cominciamo a dirlo: Pallotta è già solo, e ha già perso. Lo sport di alto livello può continuare anche a parlare di finali di Champions League e di fuorigioco non fischiati, ma ha comunque già perso: logica, coerenza e scopo.

Finché non si uscirà dalla logica di chi conta di più e chi di meno (nelle classifiche UEFA, o nell’opportunità di fare ricorso contro una sentenza che porterebbe direttamente al carcere, se la bomba-carta fosse stata lanciata per strada, invece che in curva), finché ci saranno logiche esterne, saremo questi qui. La mia voce varrà zero, ma almeno io continuerò (noi continueremo) ad avere la coscienza pulita.

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Pietro Luigi Borgia