Tutto qui? Così pare: la Fiorentina ha ceduto malamente sul campo del Siviglia, detentore dell’Europa League e sincera incarnazione di ciò che bisogna essere (o diventare) per stare a certi livelli. Al termine di una gara dai due volti, il verdetto del Ramón Sánchez Pizjuán è netto, e ai tifosi viola farà un male tremendo: 3-0 e al Franchi servirà più che un’impresa.
Nonostante un primo tempo ricco di occasioni sprecate, la Fiorentina è apparsa inadeguata. Alla lunga, agli andalusi non sono mancate precisione, pragmatismo, robustezza tattica e concretezza; l’esatto opposto dei toscani, incapaci di imporre il loro palleggio e imbarazzati poiché sprovvisti di un qualsiasi straccio di piano B. Non ingannino le occasioni, o la forsennata reazione al primo vantaggio spagnolo: questa squadra s’è bruciata una stagione in una sera e la differenza tra i due club è apparsa tanto netta quanto coerente col rendimento europei degli ultimi anni.
Perché forse alla fine è questo che ci dimentichiamo spesso, ingenui se non sciovinisti: il Siviglia ha ha maturato un’esperienza e una cattiveria impagabili ed è una delle squadre europee più vincenti di questo decennio.
Abbagliati dallo strapotere di un duopolio Barcellona-Real Madrid recentemente insidiato – anche nella Champions League 2013-2014 – dall’Atlético tutto muscoli, grinta e praticità, siamo soliti snobbare e sminuire tutto ciò che sta sotto. Eppure, risultati europei alla mano, i trionfi in UEFA/Europa League dei Colchoneros nel 2010 e 2012 (derby con l’Athletic) erano stati preceduti da quelli del Valencia nel 2004 e degli stessi andalusi nel 2006 e 2007 (derby con l’Espanyol). 6 delle ultime 11 finali della seconda competizione continentale in termini di prestigio sono andate ai colori spagnoli, due volte in una finale monocolore: in aggiunta al ciclo vincente della nazionale tra 2008 e 2012 – con l’aiuto anche di calciatori delle terze, quarte e quinte forze della Liga, poi rivenduti all’estero a peso d’oro – ci sono tutti gli elementi per sfatare certi luoghi comuni (nel 2013-2014 si sono segnati 1045 gol, appena 10 in più che da noi!), inchinarsi e ammirare un modello vincente. Che è tale anche con le squadre meno ricche e scintillanti di quelle del martedì e mercoledì sera: il Siviglia di stasera è ciò che la Fiorentina di Montella un domani deve diventare.
Nonostante la sconfitta (o forse proprio per questo, per rispetto ai suoi tifosi), è dalla gara di ritorno che dovrà ripartire. Giocando il suo calcio, evitando gli errori banali di ieri sera, tenendo a mente ognuno dei 90′ della partita d’andata. Per dare un segnale e costruire per ritrovarsi magari, tra un anno, ad essere la squadra rodata e abituata a certi livelli: se sbagliando si impara, oggi la Fiorentina ha imparato tantissimo.