La caduta dei giganti, parte 2

Lo ammetto: ho portato una jella epocale al Porto, una ventina di giorni fa, quando etichettai come “la caduta dei giganti” il flop dei ragazzi di Guardiola, nell’andata dei quarti di finale di Champions League. Pep mi rispose con una goleada pazzesca al ritorno, confermando quel detto che dice che quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.

Ok, ci risiamo: altra caduta dei giganti ieri sera. Il Barcellona rifila tre pere al Bayern Monaco, Messi decide tutt’a un tratto che bisogna dare un paio di ceffoni ai bavaresi, la retroguardia tedesca si inchina, Luis Enrique rimane tutto impettito, ma dentro di sé starà godendo come un matto. Da un lato. Perché dall’altro la proverà un po’ di paura, perché in fin dei conti sì, è alla guida del Barcellona, ma è comunque la prima volta nella sua vita che si trova in una situazione del genere, a un passo da una finale di Champions League, capite? a un passo dall’essere uno dei due tecnici più capaci di tutta l’Europa, della stagione 2014-2015. “Alla faccia di quella Roma che qualche anno fa mi prendeva per i fondelli”, dirà dentro di sé. Sicuramente.

Non è stata, comunque, una partita splendida. Ritmi alti, ok, ma questo ce lo aspettavamo; di occasioni vere, però, poche, fino a quando Messi non ha deciso di fare il Messi. Su la testa, talento che all’improvviso esplode, classe pura e via, una mazzata dopo l’altra in una manciata di minuti. Un chiaro modo di dimostrare una superiorità disarmante, quella della Pulce, con la difesa del Bayern – non proprio un branco di ingenuotti – messa in crisi dal 10 blaugrana, e con lui il Barcellona tutto, trascinato dal talento numero uno al mondo, ora come ora.

La Catalogna esulta, dunque, questa notte, e lo farà ancora almeno per una settimana, arco di tempo in cui sarà lecito sognare di volare a Berlino. Attenzione però a considerare oramai fatto il più: Guardiola conosce Barcellona, Pep sa tutto di quel mondo lì, conosce Messi e gran parte dei suoi compagni, il loro modo di giocare, di vivere il calcio, di sentire la pressione delle sfide importanti. Non sarà come rimontare il Porto, ma i giganti – caduti di nuovo – sono pronti a reagire, in un’Allianz Arena che lo ha dimostrato più e più volte: è capace di scendere in campo e fungere da prezioso, fondamentale, uomo in più.

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Alex Milone