Alzi la mano chi, nel luglio scorso, si sarebbe immaginato una Juventus di questo livello sotto la guida di Massimiliano Allegri. Pochissimi, se non addirittura nessuno, soprattutto nell’ambiente bianconero dove non trapelava una gran fiducia nei confronti del tecnico toscano: invece ha stupito e sta continuando a stupire tutti, dimostrando grande competenza tattica e riuscendo a superare uno a uno gli ostacoli che le varie formazioni europee gli hanno sistemato davanti. Parlare di ciò che è accaduto in Italia non ha senso perché, probabilmente, il campionato non è mai iniziato: forse si sottovalutava la Juventus che, indipendentemente da chi sieda in panchina, ha un organico troppo superiore rispetto alle altre formazioni. Roma, Napoli e Lazio incluse, ossia le più dirette concorrenti che, per un motivo o per l’altro, hanno fatto molta fatica in campionato.
Ha invece molto senso sottolineare come Ancelotti, ieri sera, sia stato tatticamente surclassato da Allegri. Il 442 impostato dall’allenatore del Real Madrid, infatti, ha costretto i Galácticos in inferiorità numerica a centrocampo, lasciando il pallino del gioco alla Juventus, senza avere però un centrocampo che supportasse nella maniera adeguata Cristiano Ronaldo e Bale in fase di ripartenza: il gallese, tra l’altro, si è spesso occupato di Pirlo e questo gli ha tolto molte energie, rendendolo estraneo alla partita per lunghi tratti. Ma era davvero necessario, vista la forma non eccelsa del mediano ex Inter e Milan? Al di là di questa considerazione, tutt’altro che primaria, è invece importante sottolineare come i più grandi pericoli, per la Juventus, siano arrivati quando il pressing del Real è diventato asfissiante, con Pepe e Varane bravi a salire nei tempi e modi corretti. Per fortuna bianconera, però, questo è avvenuto soltanto a fine primo tempo e, per ovvi motivi, nell’assalto finale: tra i più positivi c’è stato sicuramente Isco, unico ad avere veramente il cambio di passo nell’uno contro uno – a eccezione di Ronaldo, raddoppiato e triplicato a volte – e James Rodríguez, la cui partita perfetta si è però stampata sulla traversa del possibile 1-2. Quella rete avrebbe cambiato il destino dell’andata e anche del ritorno: non è stato così, e adesso al Santiago Bernabeu sarà tutta da giocare.
Una serata da sogno per tutti gli juventini e, in particolare, Sturaro: da meteora del mercato di gennaio a titolare nella semifinale di Champions League il passo sembrerebbe lunghissimo da compiere, lui invece ha giocato con la grinta del giovane affamato e non con l’esperienza di chi, a questo livello, ancora non si era mai confrontato. Bene in fase di copertura e di appoggio, ottimo nel dialogare con i compagni di reparto e a tamponare sulle scorribande degli avversari: chi l’avrebbe mai detto? Anche qua c’è lo zampino di Allegri, bravo nel capire che il centrocampo aveva bisogno più di uno con le caratteristiche di Sturaro piuttosto che quelle di Pereyra. Altrettanto eccellente, a mio modo di vedere, è stato poi il tempismo con cui il tecnico toscano è passato alla difesa a tre: nel momento di chiudersi per respingere l’assalto madrileno, un centrale in più ha fatto la differenza sulle tante palle alte che il Real Madrid ha gettato in area. L’unica cosa che va rimproverata alla Juventus di ieri sera, forse, è non aver realizzato una rete in più: e visto il precario equilibrio tra i reparti del Real Madrid non era il caso di lasciare in campo Tevez, per sfruttare i tanti spazi in contropiede? Quel pizzico di coraggio in più, a volte, fa la differenza tra un’impresa compiuta e una soltanto sfiorata.