Home » E ora, cara Europa, a noi!

Che passi in fretta la sbornia di vittorie e di gol, care italiane. È il tempo di prenderci l’Europa. Quella che ci manca da troppo tempo, cinque anni per la precisione, in bacheca.

Juventus, Napoli e Fiorentina devono avere la forza mentale di dimenticare in fretta il weekend di festa in campionato per buttarsi con tutte le energie mentali possibili in quella che è la settimana decisiva del calcio italiano dell’ultimo lustro.
Per i viola e i partenopei le vicende di campionato, le rincorse a qualificazioni europee per l’anno prossimo, devono necessariamente passare in secondo piano per superare i due ostacoli, Dnipro e Siviglia, che le separano da una finale di Europa League tutta italiana. Anche perché, ricordiamolo, la vittoria nella competizione “minore” europea dà diritto alla partecipazione a quella “massima”, la Champions League, del 2015/2016. Quindi va bene rincorrere Lazio e Roma — per il Napoli — o tenere a bada Sampdoria, Genoa, Inter e Torino — per la Fiorentina — ma l’obiettivo è anche, e soprattutto, raggiungibile tramite una grande vittoria in campo europeo.

La Serie A, sotto questo punto di vista, deve trasformarsi in un serbatoio di entusiasmo, più che in un deterrente per le energie fisiche. I rotondi successi contro Cesena e Milan aiutano proprio in questo senso: vincere aiuta a vincere e giovedì, oltre ad aver recuperato le energie fisiche, ci sarà anche la componente mentale favorevole. La tensione non deve poter giocare brutti scherzi: ciò che rincorriamo dal 2003, ossia una finale tutta italiana, è lì a due passi. Bisogna aver la forza e il coraggio di farli.

Per la Juventus, invece, la situazione potrebbe teoricamente essere più facile, dal punto di vista mentale: una semifinale di Champions non le capitava proprio dal quel 2003 e proprio dal Real Madrid. Aver già archiviato il campionato con la vittoria aritmetica dello Scudetto può alleggerire la testa degli uomini di Allegri, che partono come non favoriti contro, in ogni caso, il miglior Real Madrid che potesse capitare, ossia senza la regia sapiente di Modrić in mezzo al campo e senza la fisicità e la classe di Bale di fianco a Ronaldo.
Richiamare i bianconeri alla concentrazione è superfluo, partite del genere si preparano da sole. Ma il ritorno al Bernabeu può spaventare: un approccio aggressivo in stile Inter-Barcellona del 2010 potrebbe essere la soluzione tattica migliore per la Juventus, che dovrebbe cercare di chiudere l’andata, forte anche della bolgia dello Stadium, con un vantaggio da andare a difendere in terra spagnola.

Certo, l’ostacolo si chiama Real Madrid, campione uscente della competizione e tra le migliori formazioni al mondo. Ma non veniteci a dire che nella Champions League vincono sempre i più forti.
Crederci, Italia!