Da bambini i loro primi allenatori devono avergli detto: “butta la palla fra quei tre pali”. E glielo hanno ripetuto come un ritornello asfissiante, giorno dopo giorno, partita dopo partita, tanto che loro sono cresciuti con quella dolce ossessione: calciare la palla e farla passare in mezzo a quei tre pali, che con gli anni hanno imparato a definire porta. Loro che da piccoli si piazzavano davanti a tutti, con dieci compagni alle loro spalle e una responsabilità “da adulti” mica da poco: centrare la porta per premiare gli sforzi dei compagni e far vincere la propria squadra.
Oggi, quei due non sono più bambini e nella carta d’identità recano il 1977 come anno di nascita. Uno compirà 38 anni fra meno di un mese, l’altro è sulla buona strada e ci arriverà poco dopo. Ma Luca e Totò sono così, come quando avevano quattro anni: corrono per buttare la palla fra quei tre pali. E poco importa se prima calcavano campi semi deserti in terra battuta e poi i terreni di gioco più belli al mondo, dinanzi a folle impazzite per le loro giocate. Loro sono professionisti del gol, un mestiere per il quale non conta l’età anagrafica, almeno fino a quando il fisico ti permette di sfidare avversari con la metà dei tuoi anni.
È una visione un po’ romantica, o quantomeno spensierata, del gioco del calcio. Quella visione che incanta molti bambini che inseguono un pallone, imparano a praticare uno sport e quindi a vivere, e sognano di diventare come i loro idoli. Totò e Luca ci sono riusciti, anno buono il 1977, non c’è che dire. Il primo ha appena raggiunto Roberto Baggio a 205 reti in Serie A, il secondo sta dietro di una sessantina, ma si è tolto lo sfizio di segnare 38 gol con la maglia del Bayern Monaco in Bundesliga e di vincere un Mondiale nel 2006. Entrambi si sono aggiudicati il titolo di capocannoniere della massima serie italiana, Totò va in doppia cifra da una decina d’anni, Luca ha trovato a Verona una seconda giovinezza. Mica pizza e fichi, loro sì che sanno come buttare la palla fra quei tre pali.
Di Natale e Toni, assieme a Totti, sono gli ultimi grandi centravanti di un calcio che non c’è più e domenica saranno ancora una volta uno di fronte all’altro. Verona-Udinese, senza di loro, si candiderebbe come gara più inutile del 34° turno di campionato. Invece, in un torneo in cui lo scudetto è assegnato e la corsa per la salvezza appare definita, al Bentegodi, grazie ai due “vecchietti-bambini”, si disputerà una partita dal gusto speciale. E beati coloro che potranno godersela dal vivo.
Sarà bello vederli. Luca e Totò si stringeranno la mano a inizio partita, magari si abbracceranno e rideranno della loro età, si prenderanno in giro a vicenda, d’altronde sono stati compagni in Nazionale e si conoscono da una vita. Poi, quando l’arbitro fischierà l’inizio, saranno avversari rispettosi e correranno come trent’anni fa, magari con meno freschezza atletica, ma con la stessa identica ossessione. Indovinate quale.