Home » La Sampdoria si è inceppata

Il 20 novembre 2013 è il giorno in cui Siniša Mihajlović ha preso la guida della Sampdoria. Sin da allora il tecnico serbo ha speso ogni energia per plasmare un gruppo a sua immagine e somiglianza, caratterialmente e tatticamente. Gioco all’attacco, ma disciplina rigida. La sua squadra è diventata in poco tempo una macchina in cui ogni ingranaggio sa esattamente qual’è la sua funzione, e da squadra spacciata si è salvata agevolmente. C’era molta attesa per vedere come sarebbe stata la Sampdoria 2014-2015, con Mihajlović in panchina sin dalla prima giornata.

Un’attesa sicuramente non tradita. I genovesi si sono adeguati ai ritmi della zona nobile della classifica, diventando frequentatori abituali della terza e della quarta piazza. Anche il quinto posto attuale è un risultato straordinario, se si pensa alle aspettative di inizio stagione. Però, c’è un però. Il giocattolo dà infatti evidenti segnali di cedimento. I 3 punti conquistati nelle ultime 5 giornate hanno fatto venir fuori le prime critiche al tecnico, oltre che assottigliato il vantaggio sulle inseguitrici. I cugini del Genoa sono a meno 1, la Fiorentina a meno 2 e anche Inter e Torino a meno 3 fanno paura. A eccezione della Fiorentina (che punta forte sull’Europa League), tutte sembrano infatti correre molto di più.

Il rischio è insomma quello di uno stop nel momento meno opportuno. Tra i tifosi si inizia a mormorare che Miha sia ormai distratto da un futuro prossimo lontano da Genova. La sintesi delle difficoltà blucerchiate è però tutta nelle sconsolate parole di De Silvestri dopo il pareggio di ieri sera contro l’Hellas Verona. “Facciamo fatica a segnare”. Niente gol, niente punti, la regola è elementare ma spietata. Sembra un paradosso per una squadra che schiera quasi sempre tre attaccanti in campo. Il pareggio a reti bianche contro il piccolo Cesena è arrivato con 4 attaccanti schierati dal primo minuto: Eto’o, Muriel, Okaka ed Eder. Probabilmente anche troppi.

Nel girone di andata il tridente Gabbiadini-Okaka-Eder prevedeva un gran lavoro da parte degli esterni. Lavoro che, a 34 anni, Samuel Eto’o non può garantire come un tempo. Il camerunense ha offerto lampi della sua classe, ma giocando lontano dalla porta ha finora segnato una volta sola. Martins Eder, costretto agli straordinari, per un po’ è riuscito a fare il terzino, l’esterno, l’ala e pure a segnare, ma contro il Napoli si è infortunato e la sua stagione è finita. Difficile trovare in rosa un giocatore in grado di fare il lavoro dell’italo-brasiliano. Il 4-3-1-2 messo in campo contro l’Hellas indica che anche Mihajlović qualche pensiero del genere deve averlo avuto.

Senza i spesso risolutivi lampi di Eder, a rimetterci è stata però la freschezza della manovra offensiva, che ieri sera si è retta solo sulle fiammate di Luis Muriel (grande talento ma poca continuità) e di Correa, ancora troppo acerbo per aspettarsi che possa condurre lui la squadra. La sensazione è quella di una squadra nervosa e spaventata, più che stanca. Il quinto posto attuale dice che l’Europa è ancora un risultato a portata di mano. Il cambio di marcia può arrivare dalla compattezza del gruppo e dalla forza del suo allenatore, ma deve arrivare subito, già dal prossimo turno, contro i campioni d’Italia in pectore della Juventus. Pur avendo sorpreso e superato le aspettative, perdere il treno per l’Europa League ora suonerebbe inevitabilmente come un fallimento.