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Milan, “rosso” come il bilancio e “nero” come questa disastrosa stagione

“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”.

Questa frase di Herbert Kilpin, fondatore, nel lontano 1899, del Milan, ha sempre rappresentato quello che è stato lo spirito del club rossonero nella sua gloriosa storia, che lo ha portato a imporsi in Italia e in Europa, arrivando anche a essere il club più titolato al mondo.

Spirito, questo, andato perduto nelle ultime stagioni, in particolare nelle ultime due, caratterizzate dall’avvicendamento in panchina tra Allegri e Seedorf e da quella, tutt’ora in corso, con Filippo Inzaghi alla conduzione tecnica della squadra.

Risolvere questa inesorabile decadenza, nel breve termine, è praticamente impossibile e le motivazioni a riguardo, sono principalmente due.

Innanzitutto piuttosto discutibile è il valore tecnico della squadra, assai lontano da quello delle squadre al vertice, senza contare l’inesperienza di Inzaghi, chiamato alla prima vera esperienza da allenatore dopo le squadre giovanili allenate nel biennio scorso: l’ex centravanti rossonero non ha permeato quel bel gioco, talvolta proprio inesistente, tanto voluto dal presidente Berlusconi.

E tutto ciò ha portato a miseri risultati sul campo in partite sulla carta anche abbordabili, oltre ai numerosi passi falsi della squadra, che spesso si è affidata a Ménez, genio e sregolatezza di questo Milan, che, da “falso nueve” e da rigorista infallibile, è riuscito a tirare il carro rossonero insieme a gente come de Jong, Bonaventura e Diego López, arrivato in estate dal Real Madrid e subito decisivo in campo con grandi parate che spesso hanno permesso ai rossoneri di non affondare in clamorose sconfitte.

La responsabilità di questa situazione, però, va ricercata nella figura del presidente Berlusconi, reo di essersi allontanato completamente ormai da qualche stagione dalla squadra, anche e soprattutto economicamente.

Non c’è più la volontà di investire, quei giocatori che sono arrivati sono giunti gratis e in più il progetto “giovani” non è mai partito, senza dimenticare le grosse perdite nel bilancio evidenziate nel corso dell’assemblea degli azionisti: il buco è di oltre 90 milioni di euro, considerando anche quelle entrate mancate che ogni anno ricevevano i rossoneri con la qualificazione in Champions League, e questo è stato, molto probabilmente, l’ultimo aumento di capitale di Fininvest.

Molto probabile, dunque, è che il Milan venga venduto: è la triste decisione che deve essere presa per il bene del club, se si vuole tornare a vincere, un giorno; ovviamente ringraziando colui che è stato un grandissimo presidente, calcisticamente parlando, quale è stato Silvio Berlusconi, capace di creare, negli anni, una corazzata in Italia e in Europa.

Per l’acquisizione del club, intanto, si parla di varie cordate cinesi pronte all’acquisto della società: tralasciando i vari Mr Bee e Mr Lee, l’intento deve essere quello di cedere, se ce ne fossero le condizioni, solo per il bene del club, cioè quello di tornare a vincere e a far sognare i propri tifosi.