Capri è bella, ma stavolta Carpi di più

Ci permettiamo di modificare leggermente una celebre frase di un film famosissimo per descrive l’approdo storico, bellissimo, del Carpi in Serie A. Una squadra composta da ragazzi presi dal calcio vero, quello minore, e un tecnico che la massima categoria non l’aveva mai vista dal vivo, capaci di piazzarsi in testa e non scollarsi più da quella posizione importante, pesante, difficile da mantenere ma alla fine… già, mantenuta, conservata con tenacia, con orgoglio, con i denti, con tutta la determinazione che serviva per dimostrare che si può vincere anche con una squadra fatta di calciatori e non campioni, con un gruppo che costa tutto quanto… più o meno come l’ingaggio che il Milan paga in un anno a Philippe Mexes.

Nessuno a Carpi pensava che si potesse centrare la massima serie, a inizio stagione. Probabilmente nessuno pensava, seriamente, che fosse possibile riuscirci neanche a metà stagione, quando la squadra viaggiava comunque su ritmi alti – secondo qualcuno esagerati – e la paura che la stanchezza arrivasse e spezzasse le gambe a Lasagna e compagni era grande, destando così tutti da un sogno meraviglioso.

Invece no. Invece Castori è riuscito a tirare fuori tutto dai propri ragazzi, e fare sempre di necessità virtù. Si diceva che Mbakogu fosse fondamentale, e invece il Carpi ha saputo fare – quando costretto – a meno di lui, scoprendo talenti quali Lasagna o Inglese, bravi a farsi trovare pronti proprio quando la sfortuna ha costretto il bomberone nigeriano all’infermeria. Bravo Castori, dunque, e bravo Giuntoli, che da scaltro ds qual è non ha mai sprecato un centesimo, sapendo piazzare i giusti colpi sul mercato, puntando a far propri quei calciatori che non erano sotto i fari delle big della cadetteria, e dimostrare che con i giovani, col talento vero, con il lavoro serio, e una voglia che non finisce mai è possibile rendere realtà un sogno che si pensava realizzabile solo ai videogiochi.

Infine, Lotito. Le ricorderete le sue parole, quelle dette al telefono al direttore sportivo dell’Ischia: “Il Carpi in A? Puah, sarebbe controproducente”. Per chi? Per le televisioni? Oppure per quei ricconi che provano a gestire il calcio italiano, e che una volta che trovano una poltrona in Lega o in federazione nient’altro fanno se non metterci le radici? Per chi sarebbe stato controproducente, questo Carpi in Serie A? Per lo “spettacolo” che offrirà il calcio nostrano l’anno prossimo, agli occhi dell’Europa, con una piccola in più che non porta interesse? No, caro Lotito, non è così. Il Carpi in Serie A è una favola, e come tale porta entusiasmo (sugli spalti) e curiosità (in tv, in radio, su internet, all’estero). Il Carpi in Serie A è una piccola grande dimostrazione di carattere del nostro calcio. Il Carpi in Serie A è, insomma, una gran cosa, perché è finalmente un esempio di meritocrazia che emerge, che si distingue, in un’Italia in cui sono anni che chi merita è nell’ombra, e chi ha grandi calci nel sedere svetta lassù, indisturbato, col petto in fuori.

 

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Alex Milone