Il Milan prima, l’Inter e la Roma, l’una di fronte all’altra, poi. Tre squadre che, al crepuscolo del campionato, sono riuscite a deludere le aspettative d’inizio stagione in tre modi diversi. La Roma partiva con l’ambizione di contendere lo scudetto alla Juventus sino all’ultimo respiro, mentre le due milanesi puntavano all’Europa che conta… i risultati, dopo la trentaduesima di campionato, sono sotto gli occhi di tutti.
Partiamo dalla Roma, che non solo non è riuscita a tenere il passo della capolista Juventus per un numero soddisfacente di giornate, ma che ora rischia seriamente di vedersi sopravanzata dai concittadini della Lazio (che, al contrario dei giallorossi, stanno ottenendo dei risultati ben al di sopra delle attese iniziali); se il sorpasso andrà in porto, la delusione sarebbe doppia e oltremodo cocente.
La formazione guidata da Rudi García era considerata da molti (anche dal sottoscritto) come favorita ai nastri di partenza e da quasi tutti come tenace e competitiva avversaria della Juventus; si prevedeva che la Roma potesse lottare sino alle ultime giornate, ma si è ben presto sciolta, contro ogni pronostico. Un giocattolo che nella stagione precedente sembrava mancare di pochi ritocchi per diventare perfetto, ha finito con il rompersi improvvisamente.
Gli errori di mercato, soprattutto nella fase invernale, con gli acquisti di Ibarbo (preso già infortunato dal Cagliari) e dell’oggetto misterioso Doumbia, non hanno dato la scossa di cui la Roma aveva bisogno per riprendersi da un momento difficile. Il problema, grave, di Castán ha privato la difesa della seconda colonna della quasi imperforabile coppia centrale dell’anno scorso, dopo la cessione di Benatia (a onor del vero, ben rimpiazzato dal greco Manolas, almeno finché la squadra ha tenuto).
Infine i problemi ambientali, dallo spogliatoio, al tecnico, alla società, alla tifoseria, hanno fatto il resto, facendo regredire la Roma allo stato attuale. Della velocità, dell’imprevedibilità, della tenacia, della potenza fisica viste lo scorso anno, non è rimasto quasi nulla. Sarà necessario un profondo intervento a fine stagione per riportare in carreggiata una rosa che è vistosamente allo sbando, ma che ha degli indiscutibili valori assoluti da non disperdere.
Passando al Milan, l’impressione che si ha, sin dall’inizio, è quella di una squadra costruita sull’improvvisazione, a partire dalla rosa e sino ad arrivare al progetto tecnico-tattico dell’allenatore, senza dimenticare la scelta stessa dell’allenatore, operata dalla società.
Il Milan era stato capace, con una rosa dal valore non significativamente superiore a quella di quest’anno (anzi, forse anche inferiore), a ottenere nel girone di ritorno della passata stagione un buon numero di punti, sotto la gestione tecnica di Seedorf. L’allontanamento dell’olandese e l’avvicendamento con Inzaghi, alla prima esperienza tra i professionisti, hanno rappresentato due azzardi che non hanno pagato.
La squadra, benché costruita in modo non ottimale, non è certo inferiore (sulla carta) a molte delle rose che la precedono in classifica. I pessimi risultati ottenuti sono il frutto di una programmazione societaria assente, di una scelta troppo pericolosa dell’allenatore, della conseguente inadeguatezza dello stesso (almeno finché non acquisirà maggiore esperienza), e dello scarso rendimento di calciatori che, con i mezzi tecnici (pur non eccelsi) a disposizione, dovrebbero fare molto di più.
Infine l’Inter: la squadra di Thohir ha pagato in questa stagione la paura di cambiare. Mazzarri, l’anno passato, aveva centrato il suo obiettivo, ma era evidente che le prospettive non fossero rosee. La società nerazzurra ha preferito una scelta razionale, ma dopo l’esonero del tecnico livornese sembra aver tirato fuori risorse nascoste, soprattutto sul mercato.
E allora perché non si è avuto il coraggio di cambiare prima? Perché non si è investito subito su un tecnico come Roberto Mancini, gradito alla piazza e votato a un calcio più conforme alle esigenze e agli obiettivi della società? Il ritardo in questa scelta ha rovinato sia la prima metà della stagione, con Mazzarri separato in casa, sia buona parte della seconda metà, perché la transizione verso il progetto di Mancini è costata cara in termini di adattamento dei calciatori.
Tra le tre squadre è proprio l’Inter quella che sembra avere maggiori margini di crescita, con un progetto tecnico definito e in miglioramento. La Roma, è comunque quella con un parco giocatori dai valori importanti (forse l’allenatore ha perso il polso della squadra, ma un cambio alla guida tecnica potrebbe rivitalizzare i calciatori). Per il Milan, sinceramente, non si intravede nulla di buono all’orizzonte, almeno non con l’assetto attuale. Uno stravolgimento societario sembrerebbe essere l’unica via d’uscita, magari con un nuovo Mister B.