Home » Formula 1 – Hamilton fa un campionato a parte, il resto è un cocktail di bagarre e noia

Formula 1 – Hamilton fa un campionato a parte, il resto è un cocktail di bagarre e noia

Quattro pole position su quattro, tre vittorie e un secondo posto, altra enorme dimostrazione di forza: Lewis Hamilton applica anche in Bahrain il modus operandi cesariano veni, vidi, vici, con una facilità disarmante e senza alcuna sbavatura. Il pilota britannico lascia trasparire durante tutto il weekend la consapevolezza mefistofelica di essere il più forte, sfacciato nelle dichiarazioni provocatorie per Rosberg, micidiale al volante nella gestione dell’ennesima gara in solitaria da quando porta l’effige Mercedes sul petto.

La classifica comincia già a sorridere a Lewis, anche perché dietro di lui la bagarre è incredibile tanto da rubarsi punti a vicenda come biglie in spiaggia. Il compagno di squadra Rosberg riesce ad affilare gli artigli solo in conferenza stampa per scalfire l’enorme ego marmoreo di Hamilton, ma li ritrae intimidito quando si ritrova ad un secondo di distacco in pista; è costretto a battagliare con la Ferrari per poi soccombere nonostante la potenzialità di una monoposto ancora superiore alla rossa che comincia, gara dopo gara, a prendere l’aspetto di un’incompiuta.
Detto e stradetto che i risultati fin qui ottenuti dalla casa di Maranello sono ottimi in relazione alla passata stagione, la rossa da ancora una volta l’impressione di presentarsi al venerdì tirata a lucido e pronta a prendersi la scena per poi cadere ad un passo dall’obiettivo. Anche in Bahrain Vettel acciuffa più volte il secondo posto, resta per lunghi tratti ad un margine minimo dalla prima mattonella, ma finisce addirittura dietro a Bottas dopo un errore all’ultima curva del giro 38.
Kimi invece pesca il jolly dal mazzo con una strategia completamente diversa, rimonta quindici secondi su Rosberg nei dieci giri finali e conquista il primo podio dal suo ritorno in Ferrari, chiudendo secondo a quattro secondi da Hamilton, e mancando quindi l’obiettivo grosso.
La novità è che dopo due gran premi monopolizzati dai quattro in rosso e argento, torna ad infilarsi una monoposto diversa: la Williams di Bottas sfrutta il pit stop in più di Vettel per prendersi il quarto posto, ma è un risultato dalle sembianze tipiche di uno specchietto per le allodole perché la differenza tra il duo Mercedes-Ferrari e il resto del gruppo resta abissale.
La Red Bull continua e persiste su un percorso in crisi di identità, ancora una volta doppiata con Kvyat dai primi della classe, costantemente in crisi nel rapporto Renault il cui motore fa comunque la grazia, per lo meno, di cedere 300 metri prima del traguardo finale permettendo a Ricciardo di arrivare per inerzia appena oltre la bandiera a scacchi. Non così fortunata la sorella minore italiana che invece riporta Verstappen e Sainz Jr con ampio anticipo ai box, mentre del sogno McLaren-Honda restano sempre di più i pochi ciottoli di ricordi derivati da un lontano passato a cui il presente sembra quasi mancare di rispetto, nonostante il mantra degli enormi passi avanti ripetuto costantemente dai due piloti che passano il weekend tra box, Button, e retrovie, Alonso.
Il tutto viene scecherato da uno spettacolo soporifero di un circus sempre più avvezzo a cercare soldi in posti ricchi ma senza appeal, da cui nascono gare al limite dello sbadiglio cronico, a causa anche di regole che impediscono la modifica di uno status quo difficile da digerire per chi ricorda, con qualche inevitabile lacrimuccia, le sportellate tipiche di un mondo che non esiste più da tempo. La speranza di tutti gli appassionati é per lo meno di tornare a vedere una battaglia, o qualcosa che ci si avvicini molto, per il titolo piloti e costruttori seppur con sole due scuderie: in quest’ottica sarà fondamentale la gara in Spagna, dove la Ferrari porterà un nuovo pacchetto di sviluppo per annullare del tutto un gap che in questo momento permette ad Hamilton di dormire sonni tranquilli.