L’incontro di Fed Cup di questo fine settimana, a Brindisi, non si sarebbe nemmeno dovuto disputare. La sconfitta subita a febbraio in rimonta contro la Francia fa ancora male. E adesso l’Italia di Barazzutti, in seguito anche a un sorteggio non fortunatissimo, si ritrova a dover battere gli States per poter rimanere all’interno del Gruppo Mondiale.
È inutile mentire. Con tutto il rispetto per le altre convocate americane, ossia Christina McHale e Alison Riske, il tennis femminile stelle e strisce si associa immediatamente a un solo nome: Williams. Venus e Serena, nelle loro straordinarie carriere, hanno vinto un totale di 112 tornei del circuito, e 26 del Grande Slam. Numeri da paura che, messi a confronto con quelli delle azzurre, facevano presagire fino a pochi giorni fa una sfida che sa di Davide contro Golia.
E poi, come d’incanto. Venus Williams si ritira dalla competizione per motivi personali, e viene rilevata da Lauren Davis, attualmente numero 55 del ranking. La sfida, forse, con la defezione di Venus, si fa più accessibile. E coach Barazzutti ne è consapevole:”Meglio una Williams che due” afferma istrionico.
Certo, Serena rimane un avversario apparentemente insormontabile. La sua forza fisica è mille volte superiore a quella di qualsiasi altra tennista attualmente nel ranking. E forse, diciamo con tono scherzoso ma nemmeno troppo, Serena Williams metterebbe in difficoltà anche numerosi uomini che si trovano dalle parti medio-alte del rispettivo ranking. A partire, chi lo sa, dal nostro tennista d’eccellenza, Fabio Fognini, che ha dimostrato in più di una circostanza di essere un po’debole mentalmente.
A favore della squadra americana ci sono anche i numeri. In 14 precedenti, le atlete statunitensi hanno vinto 9 scontri, ma hanno perso di fila gli ultimi 4. Questo non deve però rilassare: Williams e company hanno le carte in regole per poter vincere questo incontro. Le statistiche della Williams, poi, sono mostruose. 14 sfide in Fed Cup, altrettante vittorie e un solo set concesso alle avversarie di turno.
Eppure. Eppure il risultato della sfida è tutt’altro che già deciso. La Williams, che è straordinaria ma è pur sempre un essere umano, potrebbe sentire il peso della storia moderna da cancellare, e giocare troppo di foga, incrementando la percentuale di errori. La prima sua avversaria, la Giorgi, potrebbe metterla in difficoltà, col suo gioco deciso e intraprendente. Non bisogna poi dimenticare il fattore casa. La scelta di Barazzutti di lasciare a riposo Pennetta, idolo delle Puglie, nella prima giornata, può apparire deleteria. In ogni caso, con qualunque risultato si arrivi a giocare domenica, la folla inciterà a gran voce le ragazze italiane, e questo potrebbe costituire senza dubbio un vantaggio.
Ma la vera chiave di volta che fa ben sperare per l’esito complessivo dello scontro è che non può scendere in campo solo la Williams. La Davis, la McHale e la Riske sono atlete giovani, e quindi con poca esperienza. L’unica di queste ad aver già vinto un torneo del circuito è la Riske, che ha trionfato a ottobre scorso a Tianjin contro Belinda Bencic. La Errani, la Pennetta, la Giorgi, la Knapp potranno far valere contro le americane, Williams esclusa, la loro maggior esperienza in campo internazionale. Se non si faranno sorprendere, la sfida potrebbe arrivare a essere decisa dal doppio.
E qua, una nota dolente. In una eventuale situazione di parità, la presenza della coppia fissa Errani-Vinci sarebbe stata una buona garanzia. Non assoluta (vedesi l’incontro con la Francia) ma una buona garanzia. Ma è finito il tempo delle mele. La magica coppia non c’è più e, anche ipotizzando una ricostituzione ad hoc per l’incontro di Fed Cup, la Vinci ha dato forfait. Chi scenda in campo nell’eventuale doppio di domenica è difficile dirlo.
Dunque, non resta che guardare come si evolverà la situazione incontro in contro. E ricordarsi che Davide con una fionda ha sconfitto Golia che aveva una spada. Ad armi pari, racchette in mano, il mostro-Williams può essere sconfitto.