Quando parla non lo fa mai per convenienza od opportunità. Antonio Conte è un uomo vero, con dei sani ideali e una ferrea disciplina fusa nel suo credo: con il duro lavoro quotidiano possono raggiungere grandi traguardi. Lo testimonia la sua carriera, iniziata nel Lecce e chiusa alla Juventus dopo aver vinto tutto. “Sono arrivato dalla Puglia con gli zoccoli e Giovanni Trapattoni mi ha aiutato a diventare un calciatore”.
Stavolta le lodi sono per un altro mister che più del Trap nazionale lo ha aiutato a crescere professionalmente, Marcello Lippi: “Lo reputo un grande maestro e da allenatore ci ha portato sul tetto del mondo. Rispetto al 2006 la percentuale di giocatori italiani da scegliere nel nostro campionato è scesa oggi al 35%? Vero, Lippi conferma che il lavoro del c.t. è diventato due volte più difficile, ma dobbiamo continuare a lavorare a testa bassa per cercare di raggiungere i nostri sogni“.
A proposito di sogni, ci sono tre squadre nei quarti di finale delle coppe europee: Conte che opinione ha? “Fate un bell’applauso benaugurante ai nostri club: alla Juventus in Champions e a Napoli e Fiorentina in Europa League. Un applauso che le porti più avanti possibile“.
Conte, poi, si sofferma sul problema degli stadi: “Il pubblico è il dodicesimo uomo in campo quando fa il tifo per la propria squadra e non contro qualcuno. Un giocatore quando sente insultare gli avversari dai propri tifosi si vergogna: sarebbe bello se in Italia si pensasse solamente a sostenere la propria squadra. È la cultura del tifare contro che non va bene e fa nascere fenomeni beceri, assolutamente da condannare, come il razzismo“. E la chiosa con il solito sorriso che nasconde una grande verità: “Alla Nazionale ho dato il ginocchio ed una caviglia, ma l’ho fatto sempre volentieri perché vestire la maglia azzurra è una cosa incredibile“.