Il titolo è d’obbligo, e scusateci se è inflazionato. Veramente, non si poteva usare frase migliore, perché qui di giganti si tratta: il Bayern Monaco di Guardiola, capite? Il Bayern schiaccia sassi e ammazza-Roma, la corazzata che alla vigilia della sfida con il Porto sembrava dovesse fare giusto un viaggio di piacere nella penisola iberica. No, invece: non è andata così, perché i lusitani hanno pensato bene di mettersi di spalle e fare un clamoroso sgambetto ai bavaresi, dimostrando quella legge che soprattutto nel calcio si rivela vincente: gioca con la testa, farai risultato. E con la testa, ieri sera all’Estadio do Dragão, è scesa in campo una squadra sola.
Ci perdoni Ken Follet, dunque, se scomodiamo il suo capolavoro letterario, ma qui di caduta dei giganti si tratta. Il supercalcio di Guardiola, quello tutto tattica e disciplina maturato da calciatore ed esploso da allenatore al Barcellona, si è trovato in clamorosa difficoltà nella folle notte portoghese. Chiaramente, si è trattato di mera overconfidence: la sicurezza di vincere, di scendere in campo e farne quattro ai meno quotati avversari. E allora, ecco che ce ne sovviene un’altra di legge, anche questa utile nel calcio e nella vita: essere convinti dei propri mezzi è utile; esserne sicuri è veramente rischioso.
Il Bayern si è palesemente trovato spiazzato; non è stato in grado di imporre il suo gioco, non è stato capace di essere imprevedibile. Si è fatto sgamare, come cappuccetto rosso dal lupo, nel bosco. Attirato nella sua tana, il Porto-lupo ha azzannato la cappuccetto-bavarese, trascinandola con sé in un oblìo fatto di ruoli stravolti, di potenze invertite, di vittorie inaspettate.
Ingenua. In estrema sintesi, così è possibile definire la squadra di Guardiola, che dopo aver fatto la voce grossa finora in campionato e in Europa… si è trovata d’improvviso senza fiato, in un momento in cui doveva invece continuare a urlare a pieni polmoni. Ovvio, il gol siglato in terra portoghese potrà valere tantissimo nel match di ritorno, ed è proprio su quel gol che si basano le speranze di un gruppo di giocatori che in queste ore sta tornando a Monaco di Baviera leccandosi le ferite come una bestia lesa nell’orgoglio, ma pericolosa e vendicativa. Bestia che nella sua tana, fra cinque giorni, proverà a dimostrare un’altra legge ancora: se sei grande (o meglio, un gigante) sei subito in grado di rialzarti.