Con la testa alla Champions

Che la Juventus vista ieri sera al Tardini non sia la vera Juventus è un dato di fatto. Troppo importante la sfida di Champions di martedì contro i francesi del Monaco per dare il giusto credito a una gara di campionato giunta quasi come un’interferenza sul cammino europeo. D’altronde, ieri è andato in scena un testacoda che, di fatto, poteva interessare solo gli appassionati di statistiche o i curatori degli almanacchi. I quattordici punti (scritto in lettere fa più effetto) di vantaggio sulla Roma hanno già da tempo sancito l’esito di un campionato che, sotto questo punto di vista, ha regalato ben poche emozioni.

Di solito, in queste situazioni, il timoniere della grande squadra che si appresta ad affrontare un impegno cruciale come l’andata dei quarti di finale di Champions League fa di tutto per mantenere alta l’attenzione del gruppo ed evitare di sottovalutare questa “interferenza” di calendario. Stavolta, però, il comandante Allegri si è arreso all’evidenza. Già nel diramare i convocati si erano intuite le intenzioni del tecnico di Livorno: fuori Buffon, Barzagli, Pirlo e Tévez. A loro il privilegio di evitarsi addirittura la trasferta emiliana.

Anche lo schieramento bianconero del Tardini, con Bonucci, Evra e Morata inizialmente in panchina, era sintomo di una squadra che si trovava là per dovere di calendario. La gara, poi, è stata a lunghi tratti noiosa: una Juve molle, svagata, imprecisa e senza idee. Avete presente quella vista in Coppa Italia a Firenze? Bene, l’esatto opposto. Fra tre giorni allo Juventus Stadium servirà una Juve da Champions, o da Coppa Italia, appunto.

Lo stesso Allegri, se non altro, nel post partita è stato onesto e ha ammesso questa colpa, che innanzitutto è sua: il “non abbiamo capito niente” pronunciato alla stampa negli spogliatoi equivale a dire che la squadra “aveva la testa al Monaco”. E pazienza se è andata così: nella peggiore delle ipotesi, la Juve manterrà 11 punti di vantaggio sulle inseguitrici (posto che per la Roma non sarà facile vincere a Torino).

Le grandi squadre, però, diventano tali anche su campi “inutili” come quello di Parma. E questo Allegri lo sa bene. Il Monaco, per esempio, venerdì ha vinto sul campo del Caen 3-0, dimostrando, forse, di essere più pronto rispetto ai bianconeri sul piano psicologico. Speriamo di sbagliarci, ma se vincere aiuta a vincere, non è così che si prepara la partita più importante della stagione.

Un ultimo pensiero, doveroso, va al Parma. Encomiabile l’impegno dei ragazzi di Donadoni. Senza stipendi da mesi, con un punto interrogativo enorme nel proprio futuro, ma con l’orgoglio, la voglia, lo spirito di una grande squadra. Il 7-0 dell’andata gridava vendetta e i ducali hanno sfornato una gara di cuore, togliendosi la soddisfazione di battere i futuri campioni d’Italia (quest’anno, oltre al Parma, l’impresa è riuscita solo al Genoa).

Considerato che ha una gara da recuperare e che si ritrova sul groppone 3 punti di penalità, la squadra di Donadoni potrebbe addirittura dire la sua per la salvezza calcistica (per quella societaria serve ben altro). E sarebbe un’impresa d’altri tempi, una dolce storia di calcio da raccontare. Intanto, gli applausi e le luci della ribalta, per una volta, sono tutte per loro.

 

Published by
Francesco Cucinotta