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Si affronteranno oggi alle 18 Parma e Juventus. Insieme a Genoa-Cagliari, è l’antipasto della trentesima giornata di una Serie A praticamente decisa per certi obiettivi, incerta più che mai per altri. E tra due squadre apparentemente certe del loro risultato stagionale, nel bene come nel male, è l’incontro del Tardini, coi bianconeri in rampa di lancio dopo l’autoritaria gioia fiorentina, mentre i gialloblù vivono l’incubo del fondo della classifica, della penalizzazione, del caos societario e di un futuro incerto, di sicuro a tinte fosche.

Alle 18 vedremo 70 punti opposti a 13 (sarebbero 16 senza penalizzazione), 21 vittorie contro 4, un quarto scudetto consecutivo al 99% cucito sul petto contro una Serie B (o peggio?) che, visti i problemi societari, sembra proprio il male minore.

Campionato falsato!” avremmo gridato due mesi al pensiero di una partita così, perché in fin dei conti ai campioni d’Italia si prospettava un compito facile facile, davanti a una squadra disillusa, senza nulla da chiedere al campionato se non una fine rapida e indolore. E invece al timore che questa Serie A venisse falsata per davvero il Parma ha risposto sul campo, facendo punti e costringendo agli straordinari chi lo vuole battere, senza regalare nulla.

Lo score recente è importante: ci sono il cappotto di Reggio Emilia (4-1) e il ko col Torino (0-2), ma sono arrivati risultati brillanti con Inter (1-1) e Udinese, nel recupero. Altro che passeggiata, altro che punti assicurati, altro che regali: il Parma c’è e, se è vero che la classifica piange, la testa la tiene alta.

La sensazione è che chi lo affronta lo sottovaluti, o comunque non sappia se davvero affondare il colpo: il problema è che Roberto Donadoni – capitano che non abbandona la nave che affonda – manda in campo undici calciatori sempre motivati, disposti a chiudere con dignità per rispetto al pubblico ma soprattutto a sé stessi. Che sono calciatori professionisti, che ad arrendersi non ci stanno; non sono eroi – hanno dichiarato nel documentario su Sky – ma tengono un atteggiamento che dovrà essere d’ispirazione all’intero movimento, questo ci sentiamo di dirlo.

Trova allora un senso pure il testacoda di oggi pomeriggio. Magari spariranno i 57 punti di differenza e, se chiuderemo gli occhi, ci torneranno in mente i fasti degli anni 90, le grandi sfide proprio coi bianconeri; le coppe e i sogni di una piccola grande città. O magari no, ma di una cosa siamo certi: se sarà goleada sarà perché la Juventus è forte, non per il disinteresse dell’ultima in classifica.