Dieci anni fa moriva István Nyers, formidabile attaccante degli anni Quaranta e Cinquanta, autentico personaggio del calcio. Viene ricordato ancora oggi per una caratteristica particolare: grazie soprattutto a lui, in Italia si scoprì il vocabolo “apolide“. Una vita da semi-nomade e semi-divo, geniale e spendaccione, che lo ha portato a scomparire dopo anni di oblìo.
Primi anni
Nato a Freyming-Merlebach (Francia) il 25 marzo 1924, nacque in Lorena dove la famiglia ungherese Nyers si era trasferita per lavorare nelle miniere della zona. Quando ha quattordici anni ritorna in Ungheria, dove inizia a giocare a calcio con il III. Kerületi TUE. Il giovane István trova la sua collocazione preferita in attacco, dove inizia a far valere tecnica, fantasia ed un tiro devastante. Il calcio vero lo assaggia nello Szabadkai VAC, un club di Subotica che per motivi geopolitici dell’epoca militava nel campionato jugoslavo. Le ottime prestazioni lo pongono all’attenzione di sodalizi più importanti. A guerra ancora in corso, ha la possibilità di giocare nel Zuglói GANZ con un certo László Kubala, futura stella del calcio europeo.
Il pallone vero
Nel 1945 approda prima al Kispest e poi all’Újpest, ed è subito un successo. Vince due campionati di fila e debutta nella Nazionale magiara, dove disputa in tutto due gare segnando altrettante reti. Resteranno le uniche sue apparizioni internazionali dell’intera carriera. Milita in seguito in Cecoslovacchia nel Viktoria Žižkov, prima di ritornare nel Paese natale. Lo accoglie lo Stade Français, dove fa la conoscenza di Helenio Herrera. Il tecnico, in seguito protagonista in Italia, lo valorizza e ne fa la stella della squadra. In due campionati, Nyers totalizza 62 presenze e 34 reti. I tempi per la grande occasione sono ormai maturi.
Milano
Attira l’attenzione dell’Inter, che lo acquista nel 1948. Nyers, nel suo già lungo vagare calcistico, non ha più una patria vera e propria: natali in Francia, origini familiari e vita in Ungheria, calcio in Cecoslovacchia, Francia e ora Italia. István, poi Etienne e ora Stefano. Il campione di Freyming-Merlebach è diventato un apolide, ovvero senza univoca nazionalità. In nerazzurro vive i migliori anni della parabola agonistica, conquistando subito il titolo di capocannoniere della Serie A nella stagione d’esordio 1948-49. Inutile sottolineare come Nyers riesca a diventare, in brevissimo tempo, uno dei personaggi più acclamati del calcio italiano. In sei campionati a Milano realizza la bellezza di 133 reti in 182 partite. La sua formidabile vena realizzativa aveva iniziato a declinare, paradossalmente, nel biennio 1953-54 in cui l’Inter colse due scudetti di fila.
Personaggio
Venne considerato come uno dei pupilli del presidente interista Masseroni, ed in quanto tale destinatario di ingaggi favolosi. Amante delle belle donne e delle automobili, l’attaccante era solito comportarsi in maniera stravagante per il gusto di stupire, atteggiandosi a spericolato malato d’azzardo. La fantasia sul campo, insomma, andava di pari passo con quella usata nello spendere lo stipendio: che puntualmente dilapidava quasi fino all’ultimo centesimo, anche a causa della passione per il gioco. La sua vita carica di eccessi lo fece scivolare in un precoce declino agonistico, portandolo alla Roma e poi in Spagna. Chiuse la carriera in cadetteria con le casacche di Lecco e Marzotto Valdagno. Nel dopo calcio vive per qualche tempo a Bologna, con la prima moglie. Poi, in seguito alla morte della consorte, si risposa in seconde nozze con l’ex colf Giulia e ritorna a Subotica. All’inizio del 2005 viene colpito da un ictus cerebrale: non si riprenderà. Scompare il 9 marzo dello stesso anno, in gravi ristrettezze economiche. Infatti, per alcuni problemi burocratici non stava più ricevendo dall’Italia la pensione ed era rimasto senza denaro. Da cittadino serbo, visto che aveva riacquisito finalmente una nazionalità. Grande Etienne…