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Il Gran Premio della Cina nella storia: il canto del Cigno

Venerdì 10 aprile avrà inizio il terzo appuntamento del campionato di Formula 1 del 2015, che culminerà nella gara di domenica. Scenario del Gran Premio sarà il circuito di Shangai, la cui storia si compone di poco più di due lustri. Costruito nel 2003, secondo la volontà del Governo cinese, i cui funzionari già da fine anni ’90 avrebbero voluto ospitare una gara di Formula 1 nella propria immensa nazione, ospitò il primo Gran Premio l’anno dopo, incoronando come vincitore Rubens Barrichello su Ferrari.

Il progetto reca il nome di Hermann Tilke, responsabile di vari autodromi della nuova generazione, dalla Malesia a Yas Marina ad Abu Dhabi. Da questa sua opera traspare una creatività sorprendente, esplicata non soltanto nei disegni delle curve lente e veloci, ma declinata su un piano totale, che raggiunge la sua completezza nell’incantevole scenografia delle tribune, omaggio alle foglie del loto, uno dei simboli cari all’estremo Oriente.

Nelle undici edizioni precedenti il podio ha visto avvicendarsi diversi protagonisti, con Lewis Hamilton in testa grazie alle tre gare vinte nel 2008 e nel 2011 su McLaren e l’anno scorso su Mercedes. Segue Fernando Alonso che, nel 2005, proprio su questo circuito, festeggiò la conquista del titolo mondiale. Lo spagnolo concesse il bis su Ferrari nel 2013 e questa vittoria costituì una delle poche soddisfazioni in un’annata avara di gioie.

Gli appassionati non possono però dimenticare l’edizione del 2006, destinata a restare nella storia della Formula 1 per aver ospitato l’ultima vittoria di Michael Schumacher. Una gara che parve essere frutto dello sceneggiatore più geniale, il Destino, il quale compendiò in un’unica gara quasi tutte caratteristiche che resero il campione tedesco un fuoriclasse.

Alla vigilia tutto lasciava presagire che il tedesco e Fernando Alonso avrebbero monopolizzato anche quella contesa, come già accaduto con il Mondiale, che li vedeva entrambi in vetta a pochi punti l’uno dall’altro. Nelle qualifiche invece l’asturiano ottenne la pole position, mentre Schumacher non riuscì a risalire oltre il sesto posto. I primi giri parvero decretare un dominio Renault, con il campione del mondo a guidare il gruppo, scortato dal compagno di squadra Fisichella. L’asfalto bagnato però giocò un ruolo importante, costringendo i piloti a funamboliche acrobazie, mentre le scuderie ai box tentavano di approntare inattese strategie.

Schumacher, con la zampata del vecchio leone che non accetta di abdicare in favore dell’erede più giovane, dispiegò tutta la sua classe. Su un asfalto ancora umido potè mostrare una delle sue doti più spiccate: la sicurezza nel guidare sull’asfalto bagnato senza risentire delle condizioni della pista. Approfittando dell’errore di Alonso nella scelta delle gomme e di alcuni intoppi sorti durante la sosta al box Renault, sopravanzò l’antagonista. Il duello più emozionante di tutta la gara non avvenne però fra i due diretti concorrenti, bensì fra il tedesco e Fisichella, in quel momento in prima posizione. A quindici giri dalla fine, Schumacher si appressò all’italiano e, sebbene questi non avesse lasciato alcun pertugio, il tedesco si creò dal nulla lo spazio. Si inserì all’interno della curva, con due ruote sull’erba ancora umida e le altre due sul cordolo scivoloso, uscendone in prima posizione. Per pochi attimi sembrò che uomo e vettura si fossero fusi, come nella genesi di un ibrido sorto da un romanzo di Ballard o da un film di Tsukamoto.

Alonso, quel giorno sul secondo gradino del podio, a fine stagione avrebbe bissato il successo Mondiale. Ma in quel momento le luci della ribalta erano tutte su Schumacher, intento a festeggiare quello che si sarebbe rivelato il suo splendente canto del Cigno.