MondoPallone racconta… Éder, Vázquez e gli oriundi azzurri

Gli ultimi impegni della Nazionale azzurra si sono appena conclusi con due pareggi, preceduti dalle solite polemiche. Oltre all’affaire Marchisio, si è di nuovo caduti in un altro argomento scottante. Conte ha chiamato ed utilizzato il sampdoriano Éder ed il palermitano Vázquez, ultimi rappresentanti di una categoria, quella degli oriundi, che ha sempre portato a discussioni. Questo è un piccolo speciale che ripercorre tutta la storia.

Significato

La parola oriundo denota un atleta nativo di diversa nazione, ma che può rappresentarne un’altra in virtù delle origini dei propri genitori o antenati. Nella tradizione calcistica nostrana, la parola oriundo ha significato identificare soprattutto i giocatori sudamericani aventi cognomi di chiare origini italiane. Alcuni di questi hanno vestito la maglia della Nazionale maggiore, con alterne fortune. Il ricorso passato e presente agli oriundi ha fatto sì che venissero sempre fuori pareri contrapposti: da una parte i favorevoli (per usufruire di calciatori talentuosi, a prescindere dall’origine) e dall’altra i contrari (per salvaguardare il motto “In Nazionale devono giocare solo i veri italiani).

I primi oriundi

Il primo oriundo chiamato a rappresentare l’Italia è stato l’argentino Eugenio Mosso, interno del Torino, che disputò una sola gara nel 1914. Poi è stata la volta dello svizzero Ermanno Aebi, attaccante dell’Inter, che esordì in azzurro rifilando una tripletta alla Francia nel 1920, giocando poi un altro match nello stesso anno. Nel medesimo decennio entrano nel giro della Nazionale due prolifici attaccanti: Julio Libonatti, formidabile bomber argentino del Torino, e Giovanni Moscardini, nato in Scozia e fromboliere di Lucchese e Pisa. Con 15 reti in 17 partite tra il 1926 ed il 1931, Libonatti è tuttora il detentore della migliore media-gol (0,88 a partita) tra i giocatori con un numero significativo di presenze. Moscardini, invece, ha chiuso con il ragguardevole score di 7 reti in 9 apparizioni tra il 1921 ed il 1925. Per sole due gare tra il 1929 ed il 1932 giocò per l’Italia il paraguaiano Attila Sallustro, stella del Napoli.

I campioni degli anni ’30

Gli anni Trenta segnano un periodo molto fortunato per gli oriundi in azzurro. Fanno qualche apparizione gli uruguaiani Faccio, Porta, Fedullo, Sansone e Mascheroni, l’argentino Scopelli, il brasiliano Fantoni, che lasciano tracce minori. Ma alcuni campioni sudamericani fanno la fortuna del Commissario Tecnico Vittorio Pozzo, che farcisce la rappresentativa per i vittoriosi Mondiali casalinghi del 1934 con fuoriclasse argentini del calibro di Raimundo Orsi, Luisito Monti, Atilio Demaria ed Enrique Guaita. Negli stessi anni, veste l’azzurro anche l’argentino Renato Cesarini. In occasione del secondo trionfo nella Rimet 1938, un altro sudamericano è una delle colonne di Pozzo: è il centromediano Michele Andreolo, che con 26 gettoni è il terzo oriundo per numero di presenze.

Raimundo “Mumo” Orsi

 

 

 

 

 

 

 

 

La chiusura post-Corea

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’epopea del Grande Torino tutto italiano, la Nazionale riabbraccia gli oriundi tra le sue fila per breve tempo negli anni Cinquanta. Vengono convocati alcuni campioni sudamericani in un periodo buio di risultati. Tra questi, i campioni mondiali 1950 dell’Uruguay Schiaffino e Ghiggia, gli argentini Pesaola, Martino, Lojacono, Montuori e Ricagni, il brasiliano Da Costa. L’Italia per la prima volta – e finora unica – nella sua storia non si qualifica per la Coppa Rimet. Poi, nei primi anni Sessanta, vengono chiamati altri campioni alla corte azzurra: tra questi, il trio argentino degli “Angeli dalla faccia sporca” Angelillo-Maschio-Sivori, i brasiliani José Altafini (iridato quattro anni prima con i sudamericani) e Angelo Sormani. Nonostante la presenza in squadra di tali fuoriclasse, affiancati ai migliori italiani del periodo, la Nazionale non decolla, anzi. Delude. Al Mondiale ’62 in Cile l’Italia ritorna con le ossa rotte dalla scandalosa “Battaglia di Santiago” e quattro anni dopo, in terra inglese, prende forma la beffa-Corea del Nord. E’ uno dei momenti più bui della storia azzurra. La federazione decide per provvedimenti importanti: per favorire la Nazionale e ridare credibilità al movimento, si opta per la chiusura all’importazione di calciatori dall’estero. Gli atleti stranieri già presenti nei club possono restare in Italia. C’è chi parla di scelta razzista e discriminatoria.

José Altafini, 6 volte azzurro (5 reti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tempi recenti

La Federcalcio riapre le frontiere ai calciatori stranieri nel 1980. Si comincia con un solo atleta per squadra, per poi nel corso degli anni aprire sempre più ad un maggior numero di stranieri tesserabili. Il primo oriundo che ritorna a vestire l’azzurro dopo tanto tempo è Mauro Camoranesi, argentino, nel 2003. Nel ricordo dei grandi sudamericani degli anni Trenta, che fecero grande la Nazionale di Pozzo, Camoranesi si laureò Campione del Mondo nel 2006. E’ l’oriundo con il maggior numero di presenze nella storia italiana, con 55 gettoni. Dopo di lui, gli oriundi hanno ripreso discretamente ad affacciarsi in azzurro, con risultati alterni: i brasiliani Thiago Motta e Amauri, gli argentini Pablo Osvaldo, Cristian Ledesma, Ezequiel Schelotto e Gabriel Paletta. Fino ai giorni nostri, dove gli ultimi arrivati Éder e Franco Vázquez sperano di lasciare una traccia importante nella squadra di Conte.

Statistiche

PRESENZE

Camoranesi 55, Orsi 35, Andreolo 26, Thiago Motta 23, Monti 18, Libonatti 17, Osvaldo 14, Demaria 13, Montuori 12, Cesarini 11, Guaita 10, Moscardini e Sivori 9, Lojacono 8, Sormani 7, Guarisi e Altafini 6, Faccio e Ghiggia 5, Schiaffino 4, Sansone, Firmani, Ricagni e Paletta 3, Fedullo, Sallustro, Maschio, Angelillo, Aebi, Mascheroni e Éder 2, Pesaola, Da Costa, Porta, Schelotto, Amauri, Fantoni, Ledesma, Martino, Puricelli, Scopelli e Vázquez 1

RETI

Orsi 13, Sivori 8, Moscardini 7, Camoranesi, Lojacono, Guaita e Altafini 5, Osvaldo 4, Aebi, Cesarini, Demaria e Fedullo 3, Sormani, Ricagni, Montuori e Firmani 2, Éder, Da Costa, Ghiggia, Monti, Motta, Guarisi, Puricelli e Sallustro 1