Alzi la mano chi si aspettava il Carpi lassù, in vetta alla classifica. Una squadra composta da tanti ragazzi che Castori ha saputo prima di tutto rendere uomini prima che calciatori, un gruppo di giocatori che di settimana in settimana sono riusciti a mettere su un mattone dopo l’atro, e costruirsi un primato che rende assolutamente merito al bel gioco espresso sul terreno di gioco. Il Carpi è primo e merita quella posizione, in barba a coloro che – chi ha orecchie per intendere, intenda – hanno denigrato con parole (e per fortuna non con i fatti) un’eventuale promozione etichettandola come “inutile, insignificante”, e che invece ha (anzi: usiamo ancora avrebbe, dai) i risvolti di una meravigliosa favola.
Se a inizio stagione avessimo soltanto immaginato una situazione del genere, ci saremmo definiti folli. Perché era più di un’utopia immaginare gli emiliani lassù in classifica, con tutti i nomi blasonati che ci sono in questa Serie B di grandi decadute. Bologna? Catania? Macché: il Carpi di Mbakogu è lassù, anzi: il Carpi di Lollo, Lasagna, il Carpi di Di Gaudio, di Castori, il Carpi di Giuntoli, che ha saputo costruire una rosa competitiva con un budget tutt’altroché illimitato. Anzi, non competitiva: protagonista, perché il +12 in classifica dalla seconda della classe è un segnale chiaro che la qualità c’è, che il talento di questo Carpi è superiore a quello di tutte le altre.
La bravura di Castori è stata quella di dare convinzione ai suoi ragazzi. Riuscire a prendere un gruppo di calciatori, inculcare nella loro testa la consapevolezza che giocare a calcio è un qualcosa di divertente in primis, e di ambizioso poi, è stata la mossa vincente, la mossa di classe di un allenatore capace, carismatico, maledettamente concreto. Abbiamo sempre definito questa Serie B troppo poco competitiva; ovvio, il fatto che il Carpi sia lassù da un lato conferma questa teoria, ma andiamo oltre, superiamola questa concezione. Il Carpi lassù è sì perché di concorrenza ce ne è effettivamente poca (e questo è un limite di questa cadetteria), ma è soprattutto, in fin dei conti, una medaglia al merito sul petto di chi ha lavorato sodo per costruire un progetto serio, che rispondesse con i fatti a coloro che non credevano che le favole, in questo calcio malato, potessero ancora averla vinta.
Il Carpi è lassù, sta sognando, ci sta facendo divertire. Il Carpi è lassù, in vetta, e si sta distinguendo. Il Carpi è vivo, è forte, è una rosa rossa nel bel mezzo di uno stagno colmo di fango. Il Carpi merita rispetto, e di giocare nel grande calcio italiano.
Il Carpi è lassù, guai a chi prova – anche solo per telefono – a fermarlo.