E il calcio non c’entra, questa volta.
Quella appena passata è stata davvero una domenica a chiare tinte tricolori, una domenica di vittorie e di sorprese, di battaglie culminate in gioia. Una domenica sulle ruote, che siano due — bici e MotoGP — o quattro — Formula 1 — poco cambia: l’Italia ieri ha vinto.
Ha vinto con Paolini, ciclista trentottenne, arrivato primo nella Gand-Wevelgem, classica belga in cui un italiano non riusciva a trionfare dal 2002 con Cipollini. Una corsa fatta di “testa e cuore”, come ha indicato sul traguardo il ciclista milanese, dopo una bolgia agonistica fatta di pioggia, vento, freddo e tante cadute. Un acuto, quello di Paolini, che l’Italia aspettava da sette anni: questo il tempo trascorso dall’ultima vittoria tricolore in una grande classica del ciclismo. Luca ha scelto il giorno migliore per trionfare, il giorno del dominio italiano.
Dominio iniziato in Malesia con la Formula 1, dove la Ferrari di Vettel ha battuto le — finora — imbattibili Mercedes di Hamilton e Rosberg. Un successo che mancava dal maggio 2013, con l’ultimo acuto di Fernando Alonso. Una vittoria insperata, incredibile, ma arrivata con caratteristiche che non possono non far tornare alla memoria i grandi successi del duo tedesco-italiano firmato Schumacher-Ferrari: grande strategia, grande prontezza nel prendere le decisioni ottimali nei momenti decisivi (vedi momento della Safety Car) e un pilota pronto a tutto pur di vincere. Vettel e la Rossa di Maranello mettono la prima firma su quello speriamo sia un grande futuro (e perché no? Anche un grande presente) insieme.
Chiudiamo il capitolo con il capolavoro serale arrivato direttamente dal Qatar e della MotoGP. Valentino Rossi, Andrea Dovizioso e Andrea Iannone sono saliti sul podio della prima gara stagionale, lasciando il trio spagnolo composto da Lorenzo, Márquez e Pedrosa a guardarli festeggiare. L’ultima volta era successo nel gran premio del Giappone del 2006, con il trio formato da Capirossi, Rossi e Melandri a guardare tutti dall’alto verso il basso.
Se quelli di Paolini e Vettel sono stati successi non preventivati, il podio tutto italiano in MotoGP con la vittoria di Rossi, dopo le qualifiche viste ieri, era pura utopia. Le Ducati erano sembrate velocissime sul giro secco, spinte dal motore più potente del circus, ma sul passo di gara le Honda sembravano davvero di un altro pianeta. Márquez e Pedrosa sembravano due martelli, capaci di tenere ritmi altissimi molto a lungo. Rossi, poi, non ne parliamo: ottavo in prova, otto decimi di distacco e un passo gara di molti decimi più lento rispetto ai primi. La sua Yamaha, come quella di Lorenzo, sembrava proprio non essere partita col piede giusto.
Ma chi segue il motociclismo lo sa che nella notte tra sabato e domenica possono succedere quelli che sembrano miracoli e ieri sera ne abbiamo avuto la prova. Márquez che si ritrova ultimo dopo la prima curva, Lorenzo, Dovizioso e Iannone che scappano, Valentino imbrigliato in decima posizione; poi la rimonta del 46 di Tavullia a suon di giri veloci, le Honda che tornano su, ma che non riescono ad abbassare i tempi per competere per la vittoria, fino ad arrivare agli ultimi tre giri in cui Iannone passa Lorenzo e Rossi e Dovizioso che ci regalano una battaglia che entrerà nella storia come quelle tra Vale e Biaggi di qualche anno fa. Una sfida a suon di carenate e derapate, staccate e accelerazioni che hanno visto il trentaseienne pilota Yamaha tornare nuovamente sul gradino più alto del podio, accompagnato da due fierissimi scudieri in rosso Ducati.
Paolini, Ferrari, Rossi e Ducati: se è un sogno, non svegliateci; ma se non lo fosse, cari nostri avversari, iniziate a preoccuparvi. L’Italia è tornata grande.