Se ci fosse stato Marchisio…

…forse l’Italia avrebbe pareggiato lo stesso, magari avrebbe persino perso: la controprova non l’avremo mai.

E chissà, può anche essere che la Nazionale non si sia espressa al meglio (eufemismo) per almeno un tempo anche a causa di tutto il rumore proveniente dai media (e dai social network, sempre più invasivi e influenti sull’opinione di tanti, i cui pareri possono ora arrivare senza alcun filtro ai giocatori h24) che l’ha circondata in quest’ultima settimana, partendo dal caos creato attorno alla polemica oriundi sì-oriundi no per arrivare fino al frastuono dai contorni vagamente (?) complottistici dell’affaire Marchisio, novello malato immaginario reimbarcato a Torino giusto in tempo per scoprire che s’era solo affaticato.

Un circo mediatico spaventoso che ha saputo solo alimentare facili polemiche, faziosità utili come il mal di pancia e sterili dibattiti che hanno tante possibilità di giungere a una conclusione quante ne ha chi si interroga sul sesso degli angeli o se sia venuto prima l’uovo o la gallina. E se la questione oriundi può essere stata usata anche per spostare il dibattito dalla nostrana (e novella) incapacità di produrre e formare calciatori di livello assoluto – come sostiene acutamente qualcuno, il bailamme creatosi attorno al numero otto juventino ha finito solo per soffiare nel fuoco del campanilismo del tifo e innervosire parecchio l’ambiente, come dimostrano le reazioni di Conte nelle interviste precedenti il match (sì, il ragazzo era nervosetto anzichenò).

Chiariamolo subito: il rapporto tra la Juventus e la Nazionale è perlomeno ambiguo, è un dato di fatto. Se da un lato la società campione d’Italia passata e futura si fa vanto continuo di aver portato in azzurro parecchi dei suoi titolari e tiene a essere identificata come matrice principale del gruppo stabile dei convocati, dall’altro il club bianconero ha avuto più di uno screzio con la Nazionale; giusto un anno fa, lo stesso Conte si lamentò della convocazione di Chiellini esattamente come ha fatto John Elkann venerdì parlando dell’infortunio (a questo punto inesistente) di Claudio Marchisio o come ha fatto Massimiliano Allegri, con annessa considerazione sarcastica sui vituperati stage di Coverciano – va detto però che il tecnico bianconero ha cancellato quasi subito il tweet polemico.

Quindi ecco una storia quanto meno tormentata, resa adesso ancor più paradossale dal fatto che a guidare la Nazionale ci sia l’ex allenatore della Juventus, colpevole per alcuni tifosi addirittura di “alto tradimento” appena la scorsa estate e mai davvero perdonato per aver lasciato Vinovo – e averlo fatto in quel modo, il quale, oggi, sposa una linea di pensiero pro Italia ancor più intransigente del CT precedente, in apertissimo contrasto con quelli che fino a qualche mese fa erano i suoi stessi interessi (che se per lui sono mutati lo stesso non si può dire per i suoi ex collaboratori in terra piemontese, rimasti ai loro posti, i quali si sarebbero probabilmente aspettati un trattamento diverso, perlomeno nei toni e perlomeno in pubblico, e forse una maggior comprensione del loro punto di vista da un così recente alleato).

Ma intanto il forfait obbligato del centrocampista torinese – seguito da quello altrettanto inatteso di Buffon – ha comunque dato la stura a tutta una serie di dietrologie complesse che parlano di defezioni false e infortuni inventati, con chiavi di lettura che vanno dal desiderio di non esacerbare troppo il rapporto tra la Juventus e l’Italia (intesa come squadra di calcio ed emanazione diretta della FIGC) nei casi migliori, fino al favorirla in quelli peggiori, specialmente considerando che a Vinovo sono ancora ai box altri due elementi fondamentali della Vecchia Signora come Pirlo e Pogba e che quindi, in casa Juve, un effettivo ko di Marchisio avrebbe reso la vita difficile ad Allegri e alla sua mediana.

Le teorie del complotto, però, lasciano il tempo che trovano: fior di esperti, sentiti in questi giorni dai vari media, hanno chiaramente spiegato che le diagnosi fatte a caldo portano sempre con sé un certo qual margine di dubbio, in quanto si tratta solo di esame preliminari, atti a capire se l’infortunio è grave o meno in primissima battuta. La stessa clinica in cui è stata fatta la prima risonanza magnetica ha dovuto analizzare il ginocchio di Marchisio e decidere in fretta e furia che responso dare nell’ottica della trasferta in Bulgaria, alla quale il centrocampista non era comunque in grado di prendere parte. Gli accertamenti approfonditi e definitivi, in questi casi, si lasciano poi al club di appartenenza: nove su dieci questi confermano le prime diagnosi. Stavolta, semplicemente, no. Anche perché, come ha detto uno dei tanti medici chiamati a commentare la vicenda, spesso ci si dimentica che le risonanze magnetiche sono solo degli strumenti e la diagnosi finale la fa sempre e soltanto un medico dopo una visita completa al paziente.

Dunque? Molto rumore per nulla: Marchisio si è effettivamente fatto male, semplicemente non tanto quanto si è pensato di primo acchito. Fine della storia.

Intanto, l’Italia s’è trovata a faticare parecchio su un campo ostico, messa in ginocchio dal talentuoso (e bizzoso) Popov, fantasista del Kuban Krasnodar, e dal centravanti Iliyan Mitsanski, militante nel Karlsruhe (seconda serie tedesca): senz’altro validissimi professionisti, specialmente il primo, ma non proprio Messi e Agüero. La Nazionale, prima della perla risolutrice di Éder, ha faticato parecchio a essere incisiva sotto porta lungo tutto l’arco del match e a proporre una manovra offensiva fluida, specie nel primo tempo. Ma non solo l’attacco è da mettere sul banco degli imputati: la difesa ha fatto seriamente fatica a contenere le ripartenze organizzate dei bulgari nonostante il petto ancora gonfio di Bonucci per le dichiarazioni della vigilia, concetti che, forse, è meglio sottolineare dopo aver giocato e non prima.

Ora la classifica vede gli Azzurri inseguire i croati che, vincendo con la Norvegia, hanno allungato e si sono portati in testa, da soli. A giugno ci sarà lo scontro diretto a Zagabria, in un ambiente ostico e difficilissimo: non sarebbe male vincerlo. A patto, ovviamente, che il ginocchio di Marchisio ce lo consenta…

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Giorgio Crico