MP Istantanee presenta… Raf Vallone, dal pallone alla celluloide
Al giorno d’oggi sarebbe impensabile, per un calciatore di Serie A, lasciare il pallone a 25 anni per lanciarsi prima nel giornalismo e poi nel cinema. E’ ciò che fece Raffaele “Raf” Vallone, uno dei migliori attori italiani del Novecento, che venne notevolmente apprezzato anche all’estero. Un personaggio poliedrico e talentuoso, che esplorò con successo anche il teatro e l’opera.
Da sud a nord
Raffaele Vallone nasce a Tropea, oggi provincia di Vibo Valentia, il 17 febbraio 1916. Figlio di padre piemontese e madre calabrese, si trasferisce quando ha 3 anni a Torino con la famiglia. E’ nel capoluogo piemontese che scopre il calcio, entrando così nelle giovanili della squadra granata. E’ una mezzala di buone qualità, ma il pallone non è il suo unico pensiero: Raffaele è un ragazzo curioso, amante dello studio e della lettura. Conclude il percorso scolastico al Liceo Classico Cavour. Insomma, il calcio per lui è probabilmente più una passione che un ambiente in cui affermarsi.
La Serie A
Non c’è evidentemente solo la passione in Vallone, ma anche talento, visto che per lui si spalancano le porte della prima squadra: il debutto nel Torino avviene nella stagione 1934-35, esattamente il 26 maggio 1935 in Inter-Torino 4-0. Partecipa l’anno dopo alla conquista della Coppa Italia. Non riesce tuttavia ad imporsi con regolarità nell’undici titolare fino al torneo 1938-39, quando colleziona 15 presenze e 3 reti. Nell’annata seguente viene mandato in prestito al Novara, sempre in massima serie. Le apparizioni sono stavolta solo 7 e poi rientra al club granata, ma il suo percorso agonistico è ormai al capolinea. Chiude la carriera nel 1941, totalizzando 31 gare e 4 gol in Serie A. Proprio poco prima dell’epopea del Grande Torino. Vallone in quel momento ha 25 anni e decide di accontentare il padre avvocato, mettendosi sotto con gli studi di Giurisprudenza.
Giornalista e partigiano
Si dedica poi a tempo pieno al giornalismo, diventando caporedattore per la cultura a L’Unità, testata ufficiale del Partito Comunista, sebbene non si iscrisse mai al PCI. Svolge anche il ruolo di critico cinematografico e teatrale per il quotidiano torinese La Stampa. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu un membro attivo della resistenza antifascista.
Il successo sul grande schermo
Nel 1942 partecipa per la prima volta come attore ad una pellicola cinematografica: interpreta un marinaio nel film drammatico “Noi vivi” di Goffredo Alessandrini. Pochi anni dopo inizia a lavorare anche a teatro. Ma è nel 1949 che arriva al successo, grazie al capolavoro neorealista “Riso amaro” di Giuseppe De Santis, insieme a Silvana Mangano. Curzio Malaparte lo definisce quale “l’unico volto marxista del cinema italiano” e diventa in breve uno degli artisti italiani più acclamati, apprezzato e chiamato anche all’estero. La grande consacrazione arriva nel 1962 grazie all’interpretazione da manuale in “Uno sguardo dal ponte”, trasposizione al cinema del dramma teatrale scritto da Arthur Miller: Vallone, diventato nel frattempo Raf, vince un David di Donatello quale miglior attore protagonista.
Artista poliedrico
Studente modello, calciatore di Serie A, giornalista, attore: Raf Vallone è stato di tutto e di più. Un uomo dalle mille sfaccettature, che lo hanno portato a sondare anche i terreni della televisione e dell’opera in qualità di regista. Sposato dal 1952 con l’attrice Elena Varzi, da cui ha avuto 3 figli, ebbe un flirt negli anni cinquanta con Brigitte Bardot. Nel 1994 venne insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. E’ scomparso nel 2002 all’età di 86 anni, l’anno successivo alla pubblicazione della sua autobiografia, “L’alfabeto della memoria”.