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Podolski, è solo un mal d’Inter

E’ stato comunque convocato in nazionale, in quella più forte attualmente, quella campione del mondo per intenderci. E’ stato comunque chiamato da Löw, nonostante un periodo non proprio positivo in maglia nerazzurra. Per lui, Lukas Podolski, poco più di un quarto d’ora da giocare, per sperare di trovare quel feeling con il pallone che sembrava finito chissà dove. Gli sono bastati otto minuti per metterla dentro, e dimostrare che nel calcio, la testa, è veramente tutto.

Perché potrai avere tutto il talento e la tecnica che vuoi, ma se psicologicamente non vai, c’è poco da fare. Podolski, questo teorema, l’ha dimostrato nella notte di Kaiserslautern, siglando il gol del 2-2 con cui la Germania ha salvato la faccia, contro una determinata Australia. Soprattutto, ha dimostrato che il suo ct aveva ragione a dire che “Podolski sente la maglia della nazionale più di una seconda pelle”.

Trasformato. Sicuro di sé, tenace, incisivo, convincente, come mai si è visto con l’Inter. Quasi non fosse lui, o meglio, quasi come… fosse tornato lui. Perché in nerazzurro finora si è vista la sua ombra. A San Siro, di Podolski si è ammirato poco, e ognuno si è domandato tanto sul suo conto. Sembrava impossibile, d’altronde, che un campione del mondo, con anni di esperienza sulle spalle, si sciogliesse come burro al sole al cospetto della nostra Serie A. E invece, proprio così: “questione d’ambientamento” diceva qualcuno, “problemi di lingua” diceva qualcun altro. Diciamo noi, invece, che si tratta solo e soltanto di abitudine: evidentemente, in un periodo in cui all’Inter va veramente tutto storto, trovare la strada giusta così, su due piedi, in fretta e furia, in un posto che conosci pochissimo, facile non lo è; dare il meglio di te, invece, in un posto che conosci alla perfezione (la Nazionale, per l’appunto) è qualcosa che decisamente ti riesce più facile, più naturale. Questione di abitudine: la Germania la conosci, l’Italia no, e ambientarti in quel caos che è la Pinetina non è proprio il top. Non fa una grinza, se ci pensate.

Questo, quindi, è il punto. In casa Inter, ora come ora, sembrano mancare le condizioni per rendere forte il gruppo, e se la squadra non è consapevole della propria forza i singoli non si esprimono, il gruppo si sfalda, i talenti non si valorizzano.

Di conseguenza, Podolski a queste condizioni non rende (lui come gli altri). Ed è facile poi additare il calciatore come “bidone”; il problema è alla base. Il problema è una dirigenza che non ha capito che strada prendere, un presidente che sta palesando grossolani limiti di gestione, un allenatore che non sta dimostrando di capirne, effettivamente, molto di più del suo predecessore. Questi, senza mezzi termini, i problemi principali in casa nerazzurra, problemi a cui non sempre – come abbiamo visto – mette una pezza il mercato. Problemi che il buon Podolski, nella notte di Kaiserslautern, ha messo una volta ancora tutti là, in bella mostra.