Home » Calciopoli e adesso?

Il 23 marzo sarà una data difficile da dimenticare per i tifosi di calcio italiani, che hanno intasato di post social network e siti, alcuni gridando vendetta, chi recriminando giustizia, altri ancora sgomento e delusione.

Dopo nove anni di indagini e processi sportivi e ordinari, lo scandalo Calciopoli datato 2006, va in archivio con una sfilza di prescrizioni che evitano molte condanne, regalando qualche assoluzione e appena una condanna definitiva all’arbitro De Santis, che aveva rinunciato al decadimento.

Il processo ha riconosciuto “l’esistenza di una associazione a delinquere finalizzata a condizionare i risultati delle partite, le designazioni arbitrali, le carriere dei direttori di gara, e l’elezione dei vertici della Lega calcio”, tuttavia i giudici della Suprema Corte hanno chiuso all’italiana la vicenda, scrivendo che i reati di Calciopoli si sono estinti per sopraggiunta prescrizione, salvando così tutti o quasi.

Purtroppo questa non sarà la pietra tombale sulla triste vicenda, in quanto adesso si apriranno molti scenari in seguito a questa sentenza. Sarà infatti fondamentale la lettura delle motivazioni, che determinerà le prossime mosse di Juventus e Figc. Ci vorranno due o tre mesi, per capire cosa scriveranno i giudici, ma a seconda di quanto loro spiegheranno, si apriranno nuovi capitoli e confronti frutto delle libere interpretazioni tra garantisti e colpevolisti.

Le motivazioni forniranno probabilmente un assist ad Agnelli per rivendicare a Tavecchio, due scudetti tolti alla Juve e uno assegnato all’Inter. Un attrito quello dei vertici bianconeri con la Federazione accentuato dal ricorso presentato al Tar dal club di Torino con la richiesta di danni per 443.725.000 euro una cifra folle che manderebbe in default il calcio italiano. La Figc finora ha minacciato una contro causa, ma il tentativo sarà quello del dialogo.

Tavecchio ha ereditato la patata bollente da Abete e si rende conto che dietro a tutto questo non ci sono solo ideali, principi ed etica, ma anche una guerra politica. Agnelli ora è all’opposizione ed è stato un forte detrattore durante l’elezione proprio dell’attuale capo della Federazione. Tuttavia il Presidente della Juventus pur alzando la voce e ostentando sicurezza, non ha molte certezze. Probabilmente chiederà l’articolo 39 per un nuovo processo sportivo su Calciopoli , ma la sentenza di Napoli ha sancito l’esistenza di un sistema collaudato e in assenza di una assoluzione piena la giustizia sportiva potrebbe limitarsi a confermare gli atteggiamenti irregolari dei dirigenti bianconeri dell’epoca Moggi e Giraudo.

Aspettiamoci quindi altri sviluppi in questa infinita e triste vicenda che il calcio italiano non vuole buttarsi alle spalle. La legge come spesso accade nel nostro paese non risolve le questioni, ma le sposta solo in altri tavoli. A lungo andare la sensazione è che la Juventus con questo atteggiamento aggressivo abbia in mente di mollare l’osso solo in cambio di qualcosa. La Federazione per contro farà di tutto per evitaze contenziosi e situazioni poco gradevoli che potrebbero comunque minare la reputazione italiana e comportare un danno di immagine verso l’Uefa e la Fifa.

Il rischio è quello di un tutti contro tutti, che però in Italia non succederà mai, quindi prepariamoci all’ennesimo finale all’italiana.