Norberto Neto e i professionisti del calcio
Il 17 gennaio 2011, la Fiorentina comunicò di avere acquistato dall’Atlético Paranaense il ventunenne portiere Norberto Murara Neto, brasiliano con antenati altoatesini. All’epoca a difesa della porta viola, giocava Sebastian Frey, alla sua ultima stagione di permanenza. Nelle due stagioni successive, toccò invece a Boruc prima e poi a Vivano. Bisogna aspettare la stagione 2013 – 2014 per vederlo titolare, davanti a Munua e Lupatelli.
E’ un avvio difficile, il portiere si farà ma per ora palesa incertezze che nel ruolo possono essere fatali, come accade nella sfida valida per il fuori o dentro in Europa League, contro il Grasshoppers. Ma arrivano anche le prime dimostrazioni di talento, come quando mantiene inviolata la propria porta per 742 minuti, tra dicembre 2013 e gennaio 2014.
Il gioco di Montella è probante per chi esercita il ruolo. Il portiere deve saper dialogare con i compagni, poiché l’azione riparte spesso dalla propria area di rigore e il palleggio è costante, anche nella sollecitazione del retropassaggio; allo stesso tempo deve saper cogliere la possibilità di rapidi rilanci con i piedi per favorire le ripartenze e può capitargli di fronteggiare gli avversari lanciati in porta, poiché spesso i centrali vengono lasciati all’uno contro uno con gli attaccanti avversari. Dopo una stagione di apprendistato però, a forza di “dai la cera, togli la cera”, Neto si ritrova cresciuto tanto, in personalità e sicurezza, conquistando la fiducia dei compagni, dell’allenatore e dei tifosi, che lo hanno aspettato.
Fino al 6 gennaio 2015. E’ a questo punto che si consuma la rottura con la società, perché nel frattempo il contratto va in scadenza, Neto non trova l’accordo con la famiglia Della Valle e finisce sostituito dal rumeno Ciprian Tătărușanu, arrivato a parametro zero in estate. Tătărușanu è nel giro della nazionale del suo paese, ha il suo bagaglio d’esperienza e in breve, salvo qualche incertezza, cancella i rimpianti per il partente brasiliano, che a quanto pare, si è già promesso per l’estate alla Juventus. Per Neto scatta anche l’ostracismo dei propri tifosi e, in parte, della dirigenza. Dal mercato invernale arriva Rosati, per il ruolo di secondo portiere e il brasiliano finisce per accomodarsi in tribuna.
Ma l’esilio dura poco, perché Tătărușanu Si infortuna, proprio mentre la stagione della Fiorentina entra nel vivo degli obiettivi stagionali, tra Coppa Italia ed Europa League. In Europa poi, Rosati non è nemmeno in lista e c’è chi tra i tifosi invoca l’esordio del giovane Lezzerini, pur di non richiamare il “traditore” Neto.
Neto rientra nella partita di ritorno contro il Tottenham e una sua strepitosa uscita nel primo tempo su Soldado salva la partita, seguito poi da altri prodigiosi interventi. E sarà protagonista anche in Coppa Italia contro la Juventus, in Europa League contro la Roma e nei successivi turni di campionato. Vola tra i pali, esce di testa sulla tre quarti, para perfino un rigore a Ljajić. Il rendimento è eccezionale. Niente male, per uno che all’inizio del 2015 i tifosi non volevano più vedere nemmeno in cartolina. Nessuno potrà negare a Neto di essersi comportato da professionista. Ciò per cui è pagato, del resto.
L’intera vicenda può andare ben oltre i confini della Fiorentina, può facilmente essere adattata a tanti altri campioni che in passato sono stati ben voluti, se non addirittura degli idoli assoluti (Cavani a Napoli, il primo che viene in mente a chi scrive), salvo ricevere contestazioni o “indifferenza” dopo. “Nel calcio di oggi non esistono più le bandiere”, ce lo sentiamo dire da tanti anni. E se invece imparassimo ad amarli per quel che sono, ovvero professionisti che devono garantire il massimo del loro rendimento, piuttosto che farne delle bandiere per stucchevoli crociate identitarie? E se iniziassimo ad apprezzare i professionisti? Per inciso, il campionato attualmente pullula di giocatori ben pagati che non fanno altro che deludere le aspettative dei propri tifosi, pur senza per questo passare per traditori.
Altrimenti, sarebbe più legittimo prendere squadre che, come accade solo all’Athletic Bilbao, applicano un principio autarchico. Norberto Neto, per la cronaca è nato ad Araxá, comune brasiliano nello Stato del Minas Gerais. Non esattamente in provincia di Firenze.
E se è finito a giocare in Italia, lo ha fatto sicuramente anche per soldi. Per diventare una bandiera, non sarebbe dovuto uscire dal cortile di casa, no?
Piuttosto, un’altra domanda, vista dalla prospettiva del professionismo, ci sentiremmo di rivolgere a Neto: ma giunto quasi a 26 anni, chi glielo fa fare, ad andare a fare il secondo di Buffon?