Cominciamo dalla fine. Sì, perché per capire il tema principale della Milano-Sanremo edizione 2015 bisogna giocoforza partire dall’arrivo. Il traguardo della “Classicissima” di Primavera, infatti, torna a essere posizionato nella storica via Roma. L’ultima volta accadde nel 2007, quando lo spagnolo Oscar Freire conquistò la sua terza e ultima Sanremo. Poi, il trasferimento del traguardo presso Lungomare Italo Calvino per le proteste dei commercianti locali. Un trasferimento non senza conseguenze dal punto di vista tecnico, in quanto significava due chilometri di pianura in più da percorrere dalla fine della discesa del Poggio e quindi faceva pendere la bilancia decisamente dalla parte dei velocisti. Invece, il ritorno presso via Roma rimescola le carte in tavola.
Una Milano-Sanremo che sarà quest’anno decisamente nel segno della tradizione. 293 chilometri di lunghezza. Partenza dal capoluogo meneghino presso via della Chiesa Rossa. E poi i soliti 130 chilometri pianeggianti presso Lombardia, Piemonte e Liguria fino a Campo Masone, quando ha inizio il Passo del Turchino. Una salita alla quale è rimasto solo il nome di leggendario, dato che è molto pedalabile. Poi, dopo la discesa, si arriva sull’Aurelia e ha inizio la vera Sanremo. A 52 km dal traguardo, iniziano i Capi. Prima il Mele, poi il Cervo e infine il Berta. Tre bei antipasti verso il menu. Il primo lo si ha a San Lorenzo al Mare, a 27 chilometri dal traguardo. Lì inizia la salita di Costa Rainera, meglio conosciuta come Cipressa (il comune che si affronta in discesa). 5,6 chilometri di ascesa con pendenza media del 4,3% e punte del 9%. Alla cima mancano 21,5 chilometri alla conclusione. I primi quattro in discesa (molto tecnica), poi 8,3 di pianura sull’Aurelia. E poi, il secondo. A 9,2 chilometri dalla fine, ha inizio il Poggio. Erta di 3,7 chilometri con pendenza media del 3,7% e massime dell’8%. La vetta è piazzata ad appena 5,5 chilometri dall’arrivo. Di questi 3,2 sono in discesa – con alcuni tornanti da affrontare con attenzione – e gli ultimi 2,2 in pianura verso l’arrivo di via Roma.
Un percorso che si apre a mille visioni tattiche, come tradizione della “Classicissima” impone. I favoriti si dividono in due categorie. Velocisti vs scattisti. Nei primi figurano chi la Sanremo già l’ha vinta come Cavendish (Etixx-Quick Step), Kristoff (Katusha) e il duo MTN-Qhubeka formato da Ciolek e Goss. Ma occhio anche a Greipel (Lotto-Soudal), Degenkolb (Giant-Alpecin), Bouhanni (Cofidis), Demare (FDJ), Haussler (IAM Cycling), Hofland (Lotto NL – Jumbo), Matthews (Orica-GreenEdge). E in più i nostri Cimolai (Lampre-Merida), Guardini (Astana) e Nizzolo (Trek). La pattuglia dei secondi è giocoforza guidata da Fabian Cancellara (Trek), Philippe Gilbert (BMC) e Alejandro Valverde (Movistar). In seconda battuta vi sono Chavanel (IAM Cycling) e i nostri Nocentini (Ag2R – La Mondiale), Battaglin (Bardiani – CSF Inox) e Pozzato (Lampre-Merida), l’ultimo italiano a vincere la Sanremo (era il 2006). E chissà che anche Vincenzo Nibali (Astana) non possa provare un attacco dei suoi. In chiusura, l’intersezione di queste due categorie. Vale a dire corridori che possono dire la loro allo sprint ma che hanno le possibilità anche di seguire chi attaccherà sulla Cipressa o sul Poggio. Un nome su tutti, quello di Peter Sagan (Tinkoff-Saxo). Occhio però anche a Edvald Boasson Hagen (MTN-Qhubeka) e ai nostri Colbrelli (Bardiani – CSF Inox) e Gatto (Androni Giocattoli).
Tanti uomini da tenere d’occhio, quindi. D’altronde, la grande difficoltà della Sanremo sta nella sua facilità. Una bestemmia sportiva? Forse. Ma anche la grande caratteristica che rende e renderà la “Classicissima” affascinante.