Quanto pesa questa Europa League

Due su cinque.
No, in questo caso non è il numero delle squadre italiane che al momento hanno più possibilità di passare il turno in Europa League dopo l’andata degli ottavi di finale (anche se ci auguriamo di poterne vedere quattro), ma il numero delle squadre che, impegnate giovedì nella competizione europea, ieri non sono riuscite a portare a casa i tre punti andando in contro a dei passi falsi in campionato. E le altre tre devono ancora giocare, il conteggio potrebbe non essere finito.

Si tratta di Napoli e Inter, che, nonostante arrivassero da due situazioni opposte sotto il punto di vista dell’umore (vittoria del Napoli e sconfitta dell’Inter nell’andata degli ottavi di UEL), sono entrambe incappate in scivoloni pesanti: i partenopei hanno perso male a Verona contro l’Hellas per mano di Luca Toni, i nerazzurri non sono riusciti ad andare oltre a un 1-1 con il Cesena a San Siro.

Eppure non può entrarci la mancanza di stimoli, perché i punti in palio erano di quelli pesanti. Il Napoli rincorreva un posto nella prossima Champions League e poteva braccare la Roma staccando le inseguitrici, l’Inter cercava di restare aggrappata al treno europeo, tra sogni (il terzo posto) e realtà (la zona Europa League). E invece sono arrivati due passi falsi.

Ma da cosa può dipendere? Dalle energie mentali spese per il doppio confronto europeo ancora da concludere, vista la partita di ritorno alle porte? Dalle energie fisiche che non fanno in tempo a rigenerarsi dopo aver giocato una partita di giovedì sera? O dal troppo turn-over che toglie sicurezze alla squadra?
La verità è che questi sono problemi che ci facciamo solo noi in Italia, perché negli altri Paesi non è insolito vedere squadre correre su più fronti e riuscire ad arrivare in fondo (che non significa per forza raggiungere tutti gli obiettivi) in tutte le competizioni.

La stanchezza, la distrazione, il turn-over sono tutte scuse. La colpa è di allenatori e giocatori che probabilmente non riescono a trovare nella loro testa stimoli sufficienti per giocare due-tre partite ad alto ritmo di seguito. Nonostante qualità tecniche nettamente superiori agli avversari, almeno in campionato.

Oggi è il turno delle altre tre: Torino, Roma e Fiorentina. Basterà aspettare le 23 per aggiornare il conto: quante di loro saranno vittime della “sindrome da Europa League”?

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Francesco Mariani