Por qué?

Probabilmente se lo starà chiedendo di nuovo, Mourinho. “Por qué”? Anche se forse stavolta lo starà pensando in inglese, “Why“?, e magari lo starà urlando in faccia ai suoi ragazzi, che nonostante la superiorità numerica per il rosso – assurdo – rifilato a Ibrahimović non sono stati in grado di centrare i quarti di finale contro un Paris Saint-Germain dal cuore enorme.

Ricorderete tutti la conferenza stampa post partita col Barcellona: era l’oramai lontano 2011, lui allenava il Real Madrid e c’era giusto un Clásico di Spagna come semifinale di Champions League. Lo Special One puntò il dito contro la direzione arbitrale dell’arbitro Stark, che lo espulse durante il match.

Stavolta non ha protestato come allora Mou, anzi, ha accettato la sconfitta, ha reso onore al gioco dei francesi, ma sul fatto che negli spogliatoi saranno scesi parecchi beati da lassù ne siamo quasi certi. D’altronde, non essere capaci di difendere per due volte il vantaggio con un uomo in più, e non solo: non riuscire a chiudere la gara, concedere speranza agli avversari, e permettere loro di aggredire, sì: è stato un qualcosa di veramente ingenuo.

Un qualcosa non da Mourinho. Che stavolta non approda ai quarti, lasciando il Chelsea fuori dalle otto squadre più forti d’Europa (non accadeva dal 2010). Un Mourinho che poi, nel dopogara, ha ammesso che la sua squadra, quest’anno, ha come vero obiettivo il campionato. Dai, diciamolo: fosse accaduto da noi, staremmo tutti a parlare di specchi, arrampicate, e quant’altro. Roba alla Mazzarri o alla Inzaghi, no? Invece, è accaduto a Mourinho. Invece, è accaduto a una squadra di Premier uscire da ingenuotta dalla Champions: già, quella Premier esaltata da tutti (per motivi validissimi, ci mancherebbe) ma troppo spesso usata come termine di paragone per indicare la mediocrità del nostro campionato.

Poi, diamo uno sguardo al tabellone di questa Grande Europa e vediamo che il Chelsea è fuori, la Juve ha ottime probabilità di passare il turno, e… metti caso uscissero anche City, che deve rimontare il 2-1 del Barcellona, e Arsenal, che parte dal preoccupante 1-3 dell’andata con il Monaco

No, non c’entra nulla, eh? Mourinho è Mourinho, la Premier è e sarà sempre migliore, e poi: qua dobbiamo aspettare un’altra settimana, e i discorsi non si fanno con i “se” e con i “ma”.

L’erba del vicino (qui in Italia) è sempre la migliore.

 

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Alex Milone