Cordiali saluti da Parma

«Cordiali saluti, Jacques Raynaud». Fin qui, sembrerebbe soltanto la conclusione di una qualsiasi lettera amichevole tra un alto quadro di Sky e la Lega Calcio. Poi però si va a ritroso a leggere la lettera “vera”, e il tono è decisamente meno cordiale.

Sky paga la quinta rata, e poi si preoccupa per un prodotto «che ha già perso la sua regolarità e che rischia di essere definitivamente privato di una sua parte rilevante e di un club prestigioso», stupendosi «di come la situazione possa essere arrivata fino a questo punto»; chiede spiegazioni su «cosa intendete adesso fare per fronteggiare con efficacia la situazione», e lancia a suo modo una scialuppa: «l’ulteriore supporto economico da noi appena versato» andrebbe usato per «garantire che il campionato veda almeno lo svolgersi di tutte le partite previste dal calendario». Boom.

Non ci soffermiamo più di troppo sulla stilettata finale (che si riferisce agli «appassionati di calcio che, lasciateci dire, si meriterebbero un calcio migliore»), perché il messaggio ci pare già abbastanza netto. Riassumendo: Sky paga un prodotto intero, se ce lo mutilerete sarà colpa vostra. Non si parla di ricorsi e di penali, ma il tono è sufficientemente minaccioso da renderlo superfluo.

E quindi parliamo ancora di Parma, e del Parma. Una squadra che nei due decenni a cavallo del 2000 ha raccolto tantissimo, portando a casa per tre volte la Coppa Italia, una volta la Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe, due Coppe UEFA (sua l’ultima vittoria italiana) e una Supercoppa UEFA; è mancato soltanto l’acuto in campionato. La quarta squadra italiana più titolata in Europa, la cui storia è stata ottimamente ricordata ieri dal nostro Fabio Ornano.

Gli ultimi aggiornamenti parlano di indagini a tutto campo: ci pare atto dovuto che nel registro degli indagati finisca Ghirardi (è comunque naturale che sia studiata la sua posizione, visto che i problemi sono nati sotto la sua gestione); meno scontato è che si debba muovere anche la direzione distrettuale antimafia di Bologna, perché tra un passaggio di proprietà e l’altro non si sa chi si è avvicinato, quali soldi (non quanti: quali) sono entrati e quali usciti. Non è bello citarsi, ma diciamo che tra le righe qualcosa sulla produzione/distruzione del denaro era stata accennata, una settimana fa.

Poi ci sono almeno tre figure notevoli, nel caso, e sono tre presidenti: quello della Lega, quello della Federazione e quello della società (Manenti). Incurante di ciò che Lotito pensa di lui («Secondo te in Lega A decide Maurizio Beretta? Sai cosa decide? Zero»), Beretta resta al suo posto anche nel mentre il suo campionato rischia la zoppia. Forse lo fa perché Tavecchio rassicura: non sarà più possibile comprare club calcistici a un euro (basterà una banconota da venticinque?). Infine Manenti, che dice che potrebbe fare un passo indietroSe qualcuno si farà avanti con un’offerta, potremmo prendere in considerazione l’idea di cedere»: “potremmo”, ma mica ci obbliga nessuno).

Non sarà proprio di educazione oxfordiana, ma risulta sempre più attuale rispolverare il titolo che Cuore, parlando di politica, portò in prima pagina: «Dopo un giro di consultazioni, la nostra serena analisi: hanno la faccia come il culo». Era l’aprile del 1991: il Parma di Nevio Scala concludeva il suo primo campionato di Serie A al quinto posto (pari col Torino). Al primo posto arrivò la Sampdoria di Vialli (capocannoniere con 19 marcature); in Serie A giocavano 18 squadre, e le retrocessioni erano quattro.

In altre parole: la Serie A era un club ristretto e, paradossalmente, meno esclusivo (per il maggior travaso dalla B). Ma anche qui non si possono fare modifiche, perché difendere la poltrona è troppo importante (vale per le piccole squadre che raggiungono la massima serie, vale anche per i presidenti di leghe o federazioni che da quelle squadre prendono voti). La poltrona se la difenda anche Manenti, se ci riesce: visto che a ogni cessione si casca peggio, non siamo curiosi di conoscere il suo successore. E poi, dopotutto, la panca di Donadoni non l’hanno voluta neanche all’asta. Cordiali saluti.

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Pietro Luigi Borgia