MondoPallone Racconta… Parma, un’isola felice passata di moda

Purtroppo nelle ultime settimane le vicissitudini societarie del Parma sono argomento di stretta attualità, non solo a livello puramente calcistico. La squadra emiliana sembra sull’orlo del tracollo, dopo essere stata negli ultimi 25 anni una vera isola felice. Momenti di gloria, che auguriamo ritornino presto.

Cambi di nome

Nato come Parma Foot Ball Club nel 1913, ha cambiato denominazione cinque volte nella sua storia per varie vicissitudini. Solo nel triennio 1968-1970 addirittura tre volte. La sua parabola professionistica ha attraversato principalmente Serie C e Serie B, senza mai toccare la massima categoria. La piazza parmense, a partire dalla fine degli anni settanta, ha però espresso la capacità di lanciare molti giovani talenti, poi destinati a carriere importanti se non addirittura alla Nazionale maggiore: tra questi Ancelotti, Berti, Pioli, Mussi, Baiano, Ganz.

L’uomo di Fusignano

Negli anni ottanta i destini sportivi del sodalizio emiliano cominciano a prendere la strada giusta. Sul percorso del successo si incrociano il Parma ed un giovane allenatore ravennate, reduce da un’interessante esperienza al Rimini. Il suo nome è Arrigo Sacchi. In nome del motto “zona e pressing”, il tecnico trascina i suoi uomini alla promozione immediata in Serie B. In cadetteria i crociati sono la rivelazione del campionato e mancano il clamoroso salto in A per una manciata di punti. E’ tempo di separarsi: Sacchi approda alla corte milanista di Silvio Berlusconi in quel 1987 e scriverà grandi pagine di storia calcistica. A Parma gli subentra Giampietro Vitali. Proprio quell’anno avviene l’accordo con la Parmalat di Calisto Tanzi, che diventa il nuovo main sponsor al posto del Consorzio del Prosciutto di Parma. E’ l’inizio della svolta.

Arrigo Sacchi

 

 

 

 

 

 

 

Il sogno si avvera

Dopo due annate di centro classifica, arriva un altro incontro fondamentale: nel 1989 viene chiamato in panchina Nevio Scala, reduce dall’ottimo lavoro alla guida della Reggina. Valorizzando una squadra composta da giocatori esperti (Zunico, Donati, Zoratto) ed un manipolo di giovani (Minotti, Apolloni, Osio, Pizzi, Alessandro Melli) viene centrato il quarto posto, che vale finalmente la Serie A. Il sogno si è avverato, anche se la gioia è offuscata dalla scomparsa del presidente Ernesto Ceresini, che non riesce purtroppo a vedere il coronamento di anni di lavoro appassionato.

Il Parma 1989-90

 

 

 

 

 

 

 

Provincia in cima all’Europa

Il club parmigiano, clamorosamente, entra fin da subito nell’elite del calcio italiano: per oltre un decennio si classifica sempre ai primi posti della classifica, cogliendo il miglior risultato in massima serie nel 1996-97 grazie ad uno splendido secondo posto. Lo scudetto, per una squadra diventata nel tempo sempre più ambiziosa ed ambita da tanti grandi giocatori, rimarrà una chimera. Però l’assidua frequentazione delle Coppe Europee produce risultati incredibili: il Parma vince la Coppa delle Coppe 1993, due volte la Coppa UEFA nel 1995 e 1999, la Supercoppa Europea 1994 e, rimanendo nei confini italiani, conquista inoltre tre Coppe Italia nel 1992, 1999 e 2002 oltre alla Supercoppa Italiana 2000. La squadra emiliana fornisce numerosi elementi alla Nazionale ed ingaggia alcuni tra i migliori azzurri degli anni novanta, da Zola a Dino Baggio, da Fabio Cannavaro ad Enrico Chiesa. Vede sfilare in Emilia campioni stranieri del calibro di Thuram, Crespo e Veron. Un campionissimo come Gianluigi Buffon debutta proprio a Parma.

La Coppa UEFA 1998-99

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Declino

Il Parma continua anche nello scorso decennio a recitare un ruolo importante nelle gerarchie del campionato, ma perde via via sempre più appeal anche a causa della fine dell’era dorata. Nel 2004 avviene il crac Parmalat e la società viene dichiarata insolvente: usufruendo della Legge Marzano, mantiene la categoria cambiando ragione sociale e diventando Parma Football Club SpA. Poi, nel 2008, il doloroso arrivederci alla massima serie dopo ben diciotto campionati consecutivi. Il ritorno al primo piano è immediato. Nella scorsa stagione, guidati in panchina da Roberto Donadoni e trascinati in campo da Antonio Cassano, i gialloblu riconquistano l’Europa grazie al sesto posto. Ma alcune irregolarità amministrative costano ai ducali il biglietto continentale a favore del Torino. Per protesta, il presidente Tommaso Ghirardi lascia l’incarico, ritornando dopo alcuni mesi. Per poi vendere la squadra all’albanese Taçi, che a sua volta dopo qualche settimana lo cede a Giampietro Manenti. Il Parma è profondamente esposto dal punto di vista debitorio, ha rinviato le ultime due gare di campionato e sembra ad un passo dal tracollo, perché lo stesso Manenti sembra non essere l’uomo giusto per salvare il club. Auguri, Parma.