Impresa, con la I maiuscola: l’Italia manda 5 squadre agli ottavi di Europa League e dà un segnale di quelli forti. Intendiamoci: l’Europa “che conta” è ancora lontana (Juventus esclusa), però colpiscono il carattere e la personalità mostrati in questi 180′ dalle rappresentanti della Serie A, al cospetto di squadre date per favorite (Spurs, Athletic) in sede di sorteggio e forse anche dopo l’andata.
L’unica seriamente sicura del posto agli ottavi era il Napoli, travolgente in Turchia e pienamente in controllo al San Paolo: una sgambata di quelle che fanno bene, per riordinare le idee, provare l’assalto al finale di stagione e ruotare gli uomini. Come è nello stile di Benítez, come è sua abitudine: nel dubbio de Guzman (se solo fosse continuo!) ha timbrato il successo di misura che fa 5-0 nel calcolo complessivo, e consegna ai partenopei il titolo di favorita assoluta, almeno sulla carta.
Il problema a questi livelli (e in questa competizione) è che però il blasone sulla carta non basta: chiedete al Liverpool, altra “retrocessa” dalla Champions League, eliminato ai calci di rigore in quel di Istanbul e incapace di confermare a livello continentale i progressi registrati di recente in patria. O al Tottenham, inconcludente (presuntuoso?) e sterile al Franchi: il trionfo della Fiorentina può dare il salto di qualità al progetto di Montella, sinora bello da vedere ma timido alla distanza.
A Milano, l’Inter ha rispettato il pronostico anche se Mancini ha rimarcato certi errori, mentre la Roma s’è presa l’Olanda in una partita resa difficile (e surreale) da altri fatti extracalcistici, diversi da quelli del prepartita dell’andata ma certo di nuovo offensivi nei confronti di chi il calcio lo vive per divertirsi ed emozionarsi. Ma la vera impresa è quella del Torino, dato da più parti per spacciato eppure spettacoloso nella sua serata più bella: Athletic irritato, irretito, colpito e affondato. Vera e propria catàbasi, dicevamo una settimana fa e così è stato, salvo che dall’inferno a volte si torna indietro purificati e rigenerati.
E allora oltre a Maxi López e Quagliarella, è giusto celebrare Ventura e il club tutto. Insieme a Darmian, terzino di spessore internazionale (tra i migliori in Brasile contro l’Inghilterra), pronto a scrivere la storia con la maglia del Toro. Magari già dagli ottavi, perché dopo che passi a San Mamés limiti non te ne poni: che Italia League sia, ora che la Champions è sempre più l’Europa dei capitali. Questa è l’Europa dei cuori, mica male.