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La pubblicità è di quelle che gira in questo periodo. Il marchio pubblicizzato è di quelli famosi, l’Adidas. I protagonisti non sono propriamente quattro sconosciuti: Luis Suárez, James Rodríguez, Gareth Bale e Karim Benzema. There will be haters, recita lo slogan. E il senso è quello del “odiano tutto di te, dal modo in cui parli al modo in cui cammini, dal modo in cui segni al modo in cui vinci. Ti odiano perché in realtà vorrebbero essere te”. Più o meno. Con zoom finale, condito da effetti multi-color e musica a ritmo abbastanza movimentato, sui nuovi modelli di scarpe che Adidas ha messo in commercio, ma il significato è pressoché quello.

Bene, ora immaginatevi se al posto dei quattro fenomeni usati per la pubblicità ci fosse Sarri, l’allenatore della squadra rivelazione Empoli, che ha colpito molti — addetti ai lavori e non — per la qualità e per le trame del suo gioco. “Odiano tutto di te, dal modo in cui parli con quell’accento toscano al modo in cui ti vesti con quella tuta da allenamento, dal modo in cui fumi al modo in cui alleni una squadra senza campioni. Pensano che non saresti in grado di allenare una grande squadra, pensano che tu non ne abbia le capacità. Ti odiano perché in realtà vorrebbero essere te”. E poi zoom finale su di lui con tanto di musica e luci psichedeliche: Maurizio Sarri, in tuta, con le braccia conserte e lo sguardo fiero che guarda in camera. There will be Sarrers.

Sarebbe troppo bello. Quasi quanto è bello vedere giocare l’Empoli del tecnico anticonvenzionale e anticonformista toscano.
Lo splendido 3-0 rifilato al Chievo ieri è solo l’ultima di una serie di prestazioni che, tra Serie B e Serie A, ha dato prova delle qualità che Sarri ha nel fare l’allenatore di calcio. E sottolineiamo la parola “calcio”, perché lui, alle sue squadre, insegna nel vero senso della parola a giocare a pallone. Come un professore che prova amore per la materia insegnata riesce a trasmettere tutto ciò che ha dentro agli alunni della sua classe, così Sarri ogni settimana durante gli allenamenti riesce a trasmettere la sua filosofia di gioco, il suo credo, i suoi schemi e i suoi movimenti alla squadra, che poi la domenica di turno riempie gli occhi degli spettatori presenti.
Un uomo che va contro la direzione intrapresa recentemente dagli allenatori italiani, ossia quella di giocare sugli errori avversari, speculare sulle situazioni di difficoltà di chi si ha di fronte, prenderne uno in meno piuttosto che segnare uno in più. Lui va e cerca di imporre il suo gioco, che sia in casa contro il Chievo o che sia in trasferta a San Siro contro il Milan, non importa. L’importante è giocare a calcio e divertirsi mentre lo si fa, perché — parole sue — la differenza tra chi gioca divertendosi e chi gioca come se fosse un peso permette al primo di andare oltre le sue reali potenzialità.

Per chi sta pensando al “nuovo Zeman”, diciamo che Sarri non è uno di quegli allenatori che prevedono solo la fase offensiva, nel suo gioco. La fase difensiva e il relativo filtro a centrocampo sono parti fondamentali del suo credo e il numero di gol subiti (27, contro i 30 di Inter, Milan e Napoli, per dire) è lì a dimostrarlo. Ma non si avrà mai l’impressione di vedere una squadra arroccata al limite della propria area di rigore. Anzi. L’unico difetto, perché altrimenti sarebbe una squadra costruita in maniera perfetta, è che segna poco rispetto alla quantità e alla qualità di gioco prodotto. “Manca un bomber vero” si dice, ma a gennaio Sarri ha preferito prendere un trequartista, Saponara, per esaltare meglio le qualità degli attaccanti già in rosa. Questione di filosofia. Così come è questione di filosofia dar fiducia a una difesa di giovanissimi anche in Serie A: Hysaj classe ’94, così come Rugani; Tonelli classe ’90 e Mario Rui classe ’91. Alla faccia di chi dice che in Serie A non si possa giocare senza esperienza. Stesso discorso per Valdifiori: un giocatore arrivato in Serie A a 28 anni, ma intorno al quale Sarri ha costruito la squadra e la manovra, fidandosi molto di più dei suoi piedi (ottimi), della sua visione (magnifica) e della sua conoscenza del gioco che dei “nomi” con più esperienza.

Tutta questione di filosofia. Sarri è così: si può essere d’accordo o non d’accordo con lui, ma alla fine — dandogli fiducia — vi conquisterà. E saremo tutti suoi tifosi. #therewillbeSarres