ESCLUSIVA MP – Mondo A-League: Guido Tresoldi (CalcioAustraliano) ci racconta la sua Australia

Tra la diciassettesima e la diciottesima giornata del campionato australiano, abbiamo deciso di offrivi una puntata molto particolare della rubrica. Tante volte infatti abbiamo raccontato della storia della A-League, dei campionati precedenti, e della vecchia era dei Socceroos. Per farci raccontare questa e altre storie in prima persona, abbiamo contattato Guido Tresoldi, un italiano d’Australia appassionato di A-League e Serie A. Cura un blog (calcioaustralia.wordpress.com). È molto attivo sui social network e ci ha spesso aiutato ad aggiornarci sulla storia e sull’evoluzione della A-League: ecco le sue parole.

Ciao Guido e grazie per l’intervista. Ci racconti la tua storia? Quando emigrasti in Australia?

Sono nato a Milano, ma ho vissuto la maggior parte della mia vita italiana a Bergamo. Quando avevo 13 anni, la mia famiglia si trasferì in in Australia, nel 1974. Mio padre era una persona che si prendeva dei rischi, e una vita tranquilla non faceva per lui: decise di spostarsi in Australia quando un suo ex capo gli fece la proposta di metter su una fabbrica di piastrelle, a Sydney. Poi la situazione ai quei tempi in Italia cominciava a imbruttirsi: dopo gli anni della speranza dei ’60, ci fu la crisi del petrolio che causò una crisi economica, oltre all’inizio del terrorismo politico e gli anni di piombo. Così quando ci fu l’opportunità di emigrare, la prese. Dopo tre anni a Sydney, andammo a Melbourne.

Da quando segui il calcio australiano? 

Per rispondere a questa domanda devo un po’ parlare della mia infanzia italiana. Mio nonno inizió a seguire il Milan da bambino, dato che la societá fu fondata tre anni dopo la sua nascita. Ovviamente anche mio padre diventó tifoso e socio. Il Milan era la mia squadra, ma non la seguivo assiduamente. Forse anche perché non ero uno sportivo, e non giocavo a calcio se non in un cortile. Arrivati in Australia, eravamo molto prevenuti nei confronti del calcio locale. Mio padre diceva che aveva visto i giocatori più bravi del mondo e non lo attraeva un calcio ‘inferiore’. Poi la nostra famiglia voleva assimilarsi alla società australiana, e la maggior parte dei club di allora erano connessi a un gruppo etnico. Penso al Sydney Olympic (greco), al Sydney Croatia (croato) o al Marconi (italiano), e non ci interessava relazionarci con un gruppo etnico quando cercavamo di fare parte dell’Australia. Ora quando ci penso so che sbagliavamo: eravamo proprio degli snob. Il mio primo vero contatto col calcio australiano arrivò con i Socceroos. Arrivai durante i mondiali in Germania, prima partecipazione dell’Australia. Forse perché I Socceroos univano qualcosa del mio passato (il calcio) e del mio presente e futuro (l’Australia), mi appassionai tantissimo. Forse anche perché ogni quattro anni c’era la delusione dell’ennesima mancata qualificazione: ho dovuto aspettare 32 anni per vedere l’Australia ai mondiali del 2006.

Un avvicinamento non privo di pregiudizi, quindi. 

Il calcio australiano deve sempre combattere con molti pregiudizi. Ora un po’ meno, ma è visto da molti come uno sport ‘straniero’, giocato da immigrati, o da coloro che non sono forti abbastanza per giocare il football australiano o il rugby. Questo mi dava fastidio: nonostante tutto era il gioco di mio nonno e di mio padre! Anche se ero troppo brocco per giocare, faceva sempre parte della mia cultura. Così decisi che se avessi trovato una squadra non connessa a gruppi etnici l’avrei seguita e avvenne che la mia squadra di football australiano formò una squadra di calcio, il Carlton Soccer Club. Era il 1997 e cominciai a seguire il campionato australiano precursore della A-League, la National Soccer League. Dopo la fine di quell’esperienza e la fondazione della A-League, iniziai a seguire il Melbourne Victory.

Quali sono gli obiettivi del tuo blog?

Il mio blog è una cosa abbastanza nuova. Ho deciso di crearlo nel caso ci fosse stato qualcuno in Italia voglioso di interessarsi al calcio australiano. Una cosa che ho notato è che in Italia, essendo una nazione dove il calcio è amato moltissimo, ci sono tanti appassionati di calcio estero, del calcio di varie parti del mondo, anche se non è di massimo livello. Allora cerco di tenere questo blog aggiornato il più possibile, cosa non facile con un lavoro a tempo pieno e una famiglia!

Vivi a Melbourne, che ha squadre professionistiche di rugby, NRL, calcio e cricket, ma resta la culla dell’Aussie Rules. Sei appassionato?

Certamente. Come ho detto prima, una volta a Sydney decidemmo di partecipare il più possibile alla vita australiana. Nel New South Wales lo sport più seguito è il rugby league, che penso in italiano si chiami ‘rugby a 13’. Ma non mi attraeva, specialmente negli anni 70, quando il gioco era molto più grezzo di quello di oggi. A Melbourne mi avvicinai all’Australian Rules Football in TV e fu subito amore. Uno sport molto atletico dove si corre, si salta e si calcia la palla tenendola con le mani. A Melbourne i miei genitori comprarono una casa nel sobborgo vicino a Carlton: fu automatico appassionarsi al Carlton Football Club. Da quando lo seguo ha vinto cinque campionati, purtroppo l’ultimo nel 1995.

Il tuo parere sulla A-League di quest’anno. Chi ti ha sorpreso, chi t ha deluso?

Dal mio punto di vista, la A-league sta andando benissimo: la mia squadra, il Melbourne Victory è seconda! La sorpresa sono i Perth Glory, che nessuno avrebbe immaginato così in alto. Un’altra squadra sorprendente sono i Wellington Phoenix che non solo stanno facendo bene, ma hanno anche un bello stile di gioco, cosa che non sorprende se si pensa che l’allenatore è Ernie Merrick, ex Melbourne Victory (vincitore di due campionati). La delusione si chiama ovviamente Western Sydney, sinora ultima con un solo successo. È possibile che lo sforzo per vincere la Champions League asiatica abbia spremuto l’organico. Per una squadra della A-League vincere la Champions è un’impresa titanica, più che altro per via del salary cap. Anche se potessero permetterselo, i club australiani non potrebbero acquistare giocatori quotati, cosa che altre squadre asiatiche possono fare benissimo. Penso in ogni caso che  Wanderers ritorneranno grandi l’anno prossimo.

Cosa ha significato la Coppa d’Asia?

È stata una cosa importantissima. Mentre vincere i mondiali o la Confederations Cup è un’impresa al di là della nostra portata, la Coppa d’Asia era qualcosa che l’Australia poteva raggiungere. E l’ha vinta in casa, sotto gli occhi degli australiani, molti dei quali vedono ancora il calcio come qualcosa di ‘straniero’. Invece questa vittoria ha coinvolto un po’ tutti. Poi ha riscattato la strategia di Postecoglou, che aveva rivoluzionato la squadra totalmente: molti veterani non sono stati scelti ma rimpiazzati da giocatori giovani e inesperti. Postecoglu li ha buttati allo sbaraglio, persino con squadre come il Cile, l’Olanda e la Spagna in Brasile. Oltre al Belgio, in amichevole. Squadre difficili con cui l’Australia ha perso ma partite che hanno dato esperienza ai giocatori e dato l’opportunità al ct di vedere di che stoffa erano fatti. Ora si spera che questa squadra sia pronta alle qualificazioni per i mondiali in Russia.

Leggo sui social che continui a interessarti all’Italia e seguire le notizie. Si riesce a vedere la Serue A lì in Australia?

La Serie A si puó vedere con la TV a pagamento, attraverso RAI International ma nel futuro con beIN Sports. Se fosse per me mi abbonerei subito, ma non è dello stesso parere il resto della famiglia! Allora mi devo accontentare di sentire Tutto il Calcio Minuto per Minuto sulla web-radio.

Ringraziandoti, ti chiedo di dirmi un motivo per cui un italiano potrebbe appassionarsi alla A-League.

Perchè il calcio in Australia è uno sport che ha dovuto combattere contro il pregiudizio e la xenofobia. Che ancora adesso continua a lottare per soppravvivere e farsi notare, in un paese dove questo sport mondiale viene considerato qualcosa di alieno. Uno sport che rappresenta i moltissimi ‘nuovi australiani’ (e i loro figli) che sono emigrati con la speranza di una vita migliore e che hanno usato il calcio per cercare di sentirsi un po’ a casa. Quando un italiano vede la A-League, vede un passato importante. Le sedi di club di calcio fondate negli anni ’60 da immigrati che le costruivano con le loro mani, dopo avere lavorato ore in fabbrica. I weekend passati ad allenare i bambini. La sveglia presto alla domenica mattina per dipingere le line sul campo. Vede un’Australia diversa da spiaggie e paesaggi bellissimi. Ma vede anche l’Australia del futuro. Dove giocatori australiani con nomi greci, italiani, croati, arabi ma anche anglosassoni giocano insieme. E chissà magari un giorno spunterà un grande campione che diventerà una star nel campionato italiano

Hyundai A-League – 17/a giornata

Central Coast Mariners-Brisbane Roar 0-2
Wellington Phoenix-Melbourne City 0-0
Newcastle Jets-Western Sydney Wanderers 1-1
Sydney FC-Melbourne Victory 3-3
Adelaide United-Perth Glory 1-1

Published by
Matteo Portoghese