Si chiude l’ultima sessione di mercato utile per riparare gli squilibri manifestati nella prima metà di stagione. Nelle ultime ore sono spuntate trattative insospettabili, sono volate le valigie sui binari delle Tav e si sono riciclati gli esuberi, in offerta speciale, come i torroni a un mese dal Natale. Così Spolli arriva in giallorosso, Rosi in viola, inaspettati alunni improvvisamente piombati in classe a metà stagione. Si è consumato l’ennesimo ritorno di “Lassie” Borriello a Genoa, mentre tra le fila bianconere è rientrato Matri. A Firenze, dalla Cina col furgone, la rimpatriata l’hanno fatta Gilardino ma anche Diamanti, che pure in giovane età s’era affacciato al Franchi.
Movimenti lenti, che difficilmente creeranno oscillazioni sensibili tra le gerarchie definite. Immancabili i movimenti volatili che maggiormente caratterizzano il mercato italiano, i prestiti, Destro al Milan su tutti. Non si muovono Ilicic e Bergessio, eccedenze ancor troppo lussuose per i circuiti del riuso.
Poi ci sono i “grandi vecchi”, quelli, come Samuel Eto’o, che hanno capito che in fondo, passata la soglia agonistica dei 33 anni, non vale la pena sbragare in qualche emirato, se in fondo anche nel Belpaese oggi si può strappare un gettone contrattuale. Tanto più se già hai già dato, in Daghestan.
La migrazione dal Parma, che ha visto rescindere Cassano (che ha ancora un mese per accasarsi, se nel frattempo non cede al richiamo di timballi e panzerotti) ed emigrare altri calciatori depauperati dai ritardi di stipendio, è stata un’altra caratteristica, non proprio allegra, con una nota di tragicommedia all’italiana, nella cessione di Pozzi al Chievo, con diritto di riscatto fissato a mille euro, salvo verifica del meccanico di fiducia.
Qualche movimento maggiore c’è stato, soprattutto sulle due sponde di Milano. Shaqiri, in esubero dal Bayern Monaco, e Cerci, la cui avventura tra i campioni di Spagna è durata un battito di ciglia sulla fascia di competenza. Certamente nomi buoni per imprimere una svolta di stagione (con Paletta, il Milan potrebbe davvero aver piazzato un buon tassello nella traballante retroguardia).
Ma in fondo non così invidiati all’estero che conta (quello da cui proveniva Cerci, per intenderci). Noccioline, rispetto al resto delle cifre.
La somma complessiva di tutti questi movimenti, non raggiunge l’importo della cessione di maggior spicco, quella di Cuadrado al Chelsea.
Nel tempo che fu, lo facevano i dirigenti italiani, ad esempio Galliani: partiva con la valigetta, atterrava a Eindhoven, in mezza giornata incontrava i dirigenti del PSV e chiudeva la trattativa: “eccovi i soldi”, “eccoti Gullit”. E l’allegria sotto forma di trecce al vento arrivava in Italia. Stavolta l’allegria è partita, destinazione Chelsea, alla corte di Re Mourinho. Cosa vuoi che sia una clausola rescissoria di oltre 30 milioni, da quelle parti. Noccioline – “peanuts” – rispetto alle cifre dell’intero nostro calciomercato.
E guardando il calcio con gli occhi dei contabili, in effetti sarebbe stato un delitto sprecare l’occasione di monetizzare una tale quotazione. A pensarci oggi, che è facile perché ci si può mettere sul piedistallo del senno del poi, avrebbe fatto realmente male la Roma, ad accettare le offerte per Pjanic o Strootman? Torneranno più a quelle quotazioni, ammesso che realmente vi siano arrivati? Non era meglio incassare e scommettere sulla crescita di un gioiellino local, tutto pane e porchetta come Florenzi? Forse le idee più chiare sul nostro campionato, le dimostrano i giocatori come Cuadrado. Quelli che coltivano un sogno di pregio londinese e partono ringraziando tutti per la bella esperienza vissuta nell’Erasmus italiano.
Solo che ora in Serie A, di giocatori in grado di saltare l’uomo, creare superiorità numerica e scardinare le difese volando, partito anche Cuadrado, non ce ne sono più tanti. Ljaic e Iturbe, se sono in giornata, forse. Callejon, a tratti. Ma ce lo vedete Mourinho a impuntarsi per il loro acquisto?
Un campionato che si merita cursori di fascia o al limite gente da uno spunto e via. Minidotati di sporadica utilità, campioncini da derby in cortile e frenetisti d’assalto.
Di calciatori ambiti dall’elite europea, ne rimane uno solo, Paul Pogba. Forse due, con Vidal. Ed è un bene. Altrimenti quest’estate, non ci sarebbe stato davvero più niente da vendere.