“Scusa scusa Ameri, intervengo da San Marcellino, a sorpresa il Firenze in vantaggio con un missile di Guagni su punizione che ha lasciato di sasso l’incolpevole Ohrstrom…”.
Erano i tempi in cui ascoltavamo le partite alla radio ed erano le onde medie a calamitare gli interessi di milioni di italiani la domenica pomeriggio. I tempi in cui le partite si giocavano tutte allo stesso orario e le radio suonavano alte nelle case, nei bar, nei ristoranti. I tempi in cui esisteva a malapena il replay e ci si confrontava al bar, tra una birra e un caffè, parlando di moduli, azioni, risultati, classifiche. I tempi in cui le voci familiari dei radiocronisti ci facevano sognare e ci permettevano di entrare in un mondo particolare.
Erano i tempi in cui, quando suonava la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto“, era davvero domenica, e litigavi con tua madre e tuo padre per alzarti da tavola senza avere finito il pranzo domenicale perché stava per cominciare la partita della tua squadra del cuore. I tempi in cui aspettavamo trepidanti le 18 per vedere con Valenti le prime immagini dei gol che avevamo vissuto o immaginato solo grazie alle voci dei vari Ciotti, Ameri, Martellini, Carino.
Quei tempi, il calcio femminile, non li ha visti mai.
Nel calcio femminile non ci sono partite trasmesse alla radio, non ci sono commenti degli sportivi nelle trasmissioni di calcio, non ci sono analisi delle azioni e delle tattiche il sabato pomeriggio, non ci sono le interviste del dopo gara, non ci sono le conferenze stampa trasmesse da tutte le tv di settore. Non c’è niente di tutto questo.
Chi ama il calcio femminile sa già che il sabato pomeriggio dovrà passarlo attaccato allo smartphone o al pc, con la possibilità di una diretta di una sola partita in televisione su alcuni canali dedicati (quando il segnale c’è) mentre bisogna aspettare almeno un’ora dopo la fine delle partite per avere risultati certi e non continui aggiornamenti. Una domenica di passione per una passione sportiva che ancora stenta davvero tanto a trovare la sua eguaglianza anche sui mezzi di informazione, non solo cartacei.
Da tempo molti si riempiono la bocca parlando di equiparazione tra calcio maschile e calcio femminile, di garantire le stesse opportunità dei colleghi maschi anche alle colleghe donne, di abbattere quel muro di differenza che c’è tra il calcio maschile e quello in rosa. Si parla tanto ma si fa poco. Troppo poco. Non esiste uguaglianza di fruibilità di informazione tra il calcio maschile e quello femminile, e questo è un grande ostacolo per far conoscere il movimento calcistico in rosa a tutti gli appassionati e a tutte le ragazze che vorrebbero cominciare a giocare ma non sanno cosa fare, dove andare e a chi rivolgersi.
Perché, molto semplicemente, non lo sanno.
Perché? Perché le TV generaliste non ne parlano. Oppure se ne ricordano solo quando si parla di dirette importanti come quella degli spareggi per la qualificazione ai Mondiali di Calcio di quest’anno in Canada… ma anche quella partita è stata trasmessa su Rai Sport, non su Rai 1 o Rai 2. Io non ricordo di aver mai visto i resoconti della giornata sportiva femminile da parte di Sabrina Gandolfi, Marco Civoli e Paola Ferrari alla Domenica Sportiva o su Sky Sport o su Mediaset. Nada, nothing, niente, nicht, rien.
Come si può pensare di far crescere il calcio femminile senza dargli visibilità? Come si può sperare che il movimento cresca di numero e fascino senza presentarlo agli occhi e alle orecchie del grande pubblico in maniera costante e quotidiana, così come accade per il calcio maschile? Come si può credere che il solo affiliare le società femminili a quelle maschili sia l’uovo di Colombo per questa categoria sportiva?
Non si può, infatti. Ed è per questo che non basta tutto questo, ci vuole anche #ilcalciofemminileallaradio.