Giampiero Ventura può essere soddisfatto dei tre punti ottenuti a San Siro contro l’Inter ma non solo: il piglio difensivo dimostrato dal suo Torino al Meazza è stato notevole e i nerazzurri hanno faticato parecchio a creare problemi a Padelli. Il tecnico granata lo sa e rende pieno merito ai suoi: “Gli aspetti positivi? Abbiamo concesso poco a un’Inter che nelle ultime 14 partite ha segnato 37 gol. Prima del fischio finale abbiamo avuto almeno tre contropiedi in cui solo il non essere riusciti a centrare l’ultimo passaggio ci ha impedito di segnare prima di quel corner. Da un mese e mezzo abbiamo ripreso ad allenarci come lo scorso anno e adesso, attraverso il lavoro, possiamo toglierci delle soddisfazioni. Abbiamo concluso il girone d’andata a quota 22 e, con i rigori a favore che non abbiamo realizzato, avremmo potuto fare persino meglio rispetto allo scorso anno nonostante la cessione di due giocatori che, messi assieme, un anno fa avevano messo assieme 35 gol. I nostri giocatori hanno tutti obiettivi individuali, quello che devono capire è che prima del loro obiettivo personale devono centrare quello di squadra. Vincendo nessuno ha avuto niente da ridire così come se fosse finita 0-0 nessuno avrebbe avuto nulla da ridire: c’è un risultato, va accettato“.
Tuttavia Ventura non vuole esaltare troppo i singoli, nonostante un centravanti argentino decisamente in forma e decisivo per il Toro: “Maxi López? Tutti parlano di lui adesso ma sono nel calcio da anni e so che certi meccanismi ci sono sempre. Io ho visto un giocatore che ha voglia di tornare grande e che s’è messo a disposizione lavorando con impegno ed entusiasmo per tornare al livello alto a cui era prima di venire in Italia, quando militava anche in squadre molto importanti. E non va dimenticato che adesso è in un gruppo dove ha dei compagni che possono aiutarlo a raggiungere il suo obiettivo personale attraverso il lavoro in allenamento e il conseguimento del risultato con tutta la squadra“.
Non si sprecano però i complimenti collettivi per tutti i suoi ragazzi: “Un’Inter sterile perché troppo rinunciataria? Più che demeriti dell’Inter io parlerei dei meriti del Torino. Benassi? È un 1994 che ha ottime prospettive, ha margini di crescita mostruosi e sta imparando bene, inizia ad avere le conoscenze giuste per correre in campo con un senso compiuto e non correre perché si deve correre; sta diventando più razionale nelle sue scelte. Penso abbia una grande carriera davanti a sé e oggi penso abbia fatto una delle migliori partite da quando è arrivato da noi… Tra l’altro, credo sia la primissima volta che gioca da titolare e rimane in campo per 90′ minuti“.
Un Torino però più attivo centralmente che non in fascia, come al solito: “Esterni poco attivi in fase offensiva? Era tutto premeditato, non potevamo permetterci di avere Shaqiri e Podolski in uno contro uno, con quella qualità ci avrebbero punito… Voglio dire, Obi ha spesso puntato l’uomo, volete che non lo facessero gli altri? Noi abbiamo intasato tutti gli spazi per non lasciare praterie immense agli avanti nerazzuri, data la loro propensione al dribbling, sarebbe stato un suicidio. Il rilancio nell’ultimo mese e mezzo? Ci speravo, ma non potevo saperlo con certezza perché nel calcio serve pazienza. Noi abbiamo cambiato tanto in estate prendendo parecchi elementi giovani e magari anche stranieri, con annesse difficolà di lingua e comunicazione. I giocatori o li prendi o li fai, noi abbiamo deciso di crescerli. Prendete Dybala, due anni fa era un ragazzino che non spostava nulla: il Palermo l’ha aspettato e adesso vale ben più dei dodici milioni che hanno speso per comprarlo dall’Argentina, mi pare. Abbiamo tanti giovani che stanno crescendo e per me il premio più importante è il loro sorriso a fine partita: vuol dire che li stiamo facendo crescere nel modo giusto“.