Delle dichiarazioni di Maurizio Sarri nel dopopartita di Roma-Empoli ho apprezzato, soprattutto, l’attacco alla Coppa Italia. Non perché non ci fossero altri argomenti di cui parlare, ma proprio perché la critica acquista senso solo quando fatta da chi, in effetti, è penalizzato da una formula inumana. Intendo: bene che ce ne lamentiamo noi spettatori, ma se lo fanno gli addetti ai lavori è anche meglio.
Non credo di esagerare io adesso, così come non esagerava il tecnico empolese nel definirla una manifestazione antisportiva, perché le grandi entrano troppo tardi e – aggiungo io – pure col tappetino rosso del turno giocato in casa per regolamento.
Vero che alle piccole, sostanzialmente, importa pure poco (per chi lotta per salvarsi, meglio 3 punti in campionato che due turni passati in coppa), ma questo calcio tutto corsa, soldi (poco) e mercato (in ripresa) avrebbe voglia di qualche sogno in più, di piccole storie che possono riempire la giornata di chi va allo stadio. Dando anche ai club delle serie minori qualcosa di cui parlare la mattina dopo al lavoro, in panificio, nei social network.
In tutto questo, fa piacere l’impresa del Cambridge, squadra inglese espressione di una cittadina famosa per ben altro. Tutto tranne che il calcio, almeno agli occhi di noi “stranieri”, profani e forse anche un po’ insidiosi di un sorteggio che avrebbe potuto, che so, accoppiare Alessandria e Juventus, con pieno e incasso garantiti.
Alla fine, ai ragazzi del Cambridge è riuscita l’impresa di allungare la sfida al Manchester United, da 90 a 180 minuti, fino al replay di FA Cup. Lo 0-0, figlio di un venerdì sera piovoso e suggestivo (a suo modo), ha visto schiantarsi nel nulla l’organizzazione (?) di un gigante blasonato ma che non trova l’amalgama dopo le grosse spese estive, nell’incapacità di trovare fluidità di manovra e ritmo.
Nonostante la classifica non malvagia in Premier League e uno sguardo sicuro sulla prossima Champions League, i Red Devils restano un mistero. L’improvvisazione regna sovrana e sembra mancare ancora qualcosa, specie se si pensa alla pressione di un mercato sontuoso (e ricchissimo) come quello fatto la scorsa estate.
Se insomma il pareggio di ieri lo dobbiamo più alla discontinuità di uno United tutto talento ma poco coeso che alla magia della coppa, lo archiviamo come un venerdì speso a pensare a quello che non siamo (più) e vorremmo tornare. Alla consolazione che una piccola o una nobile decaduta troverebbe accoppiandosi alle prime della classe, e a un’idea che costa nulla, se non la forza di volontà: un trofeo come inglesi e francesi. Varrebbe la pena, per una volta, copiare.
Per poi magari ridurre la Serie A a 18 squadre e giocare la Coppa Italia nel weekend; ma è già chiedere troppo, basterebbe ci restituissero un po’ di magia. Un pizzico, non è chiedere troppo.