Ci voleva Shaqiri per far sorridere l’Inter? Forse sì, forse no. Ok dai, non esageriamo: lo svizzero sarà anche un grandissimo talento, ma ci vuole ben altro che segnare alla Sampdoria negli ottavi di finale di Coppa Italia per poter affermare che XS91 sia “l’uomo che farà la differenza” (l’ho sentito dire spesso in questi giorni). E’ ovvio, il gol ai doriani a pochi giorni dal suo arrivo è un tuffo nella fresca acqua dell’esaltazione, e questo è tutto di positivo, perché in casa nerazzurra serviva una dimostrazione di forza da parte di un neo acquisto per poter far sì che forza la dimostrasse anche qualcuno lassù ai vertici del club, che da quando ha comprato l’Inter sembra aver avuto più grane che soddisfazioni, più confusione che idee in testa.
Shaqiri, dunque; suo il gol che ha spianato la strada al successo nerazzurro, ieri sera. La tecnica del buon Xherdan non si discute, la conosciamo tutti e sappiamo essere cristallina. La personalità, sì: pure quella conosciamo, e sappiamo che si tratta di un ragazzo deciso, determinato, tenace, dotato di buon carisma, che lo porta anche a cambi di vita drastici pur di scegliere il meglio per se stesso. D’altronde ne abbiamo preso consapevolezza in questi giorni: via dal Bayern, una delle squadre più forti d’Europa, e buongiorno Inter, squadra che non è proprio al top, in questi anni. Come a dire: importa poco di dove si è, piuttosto che provare a scalare le gerarchie tra i campioni si cambia vita, e si diventa un campione tra i normali.
Eh beh, in fondo così funziona oggi come oggi, in casa Inter: tanti “normali”, pochi campioni. Podolski a parte, anche lui arrivato da pochissimo, si fa fatica a etichettare un solo giocatore tra quelli a disposizione di Mancini come “colui che, per talento e qualità, non ha nulla a che vedere con il resto del gruppo”. Icardi, Handanovic, Vidic, Medel: sì, la sostanza c’è, ma capitemi: quel talento, quello che hanno in pochissimi, quello cristallino, puro, vero, sarete d’accordo che è tutt’altra cosa, e manca attualmente nella rosa nerazzurra. Senza poi parlare di Osvaldo: giocatore pontenzialmente fortissimo, ma dalla testa ancor meno che adolescenziale.
Dunque, in sintesi: Xherdan Shaqiri. Il nome nuovo. Il nome giusto. Il personaggio che mancava all’Inter. Tutto esatto, tutto ciò che volete adesso va bene. In attesa di Podolski, “Shaqiri, il campione”. Aspettate un secondo però, calmiamoci: forse no, questo ancora no. Vero che in Italia si va come il vento, e l’interruttore dell’esaltazione è un giorno acceso e un giorno spento, però… andiamoci piano. Adesso, “modalità esaltazione on” per i tifosi nerazzurri, e dunque: “Shaqiri è quello che ci voleva”. “Shaqiri, esordio col botto”. “Shaqiri l’uomo della Provvidenza”. Esagerati? Sì-no-forse, ognuno ha ovviamente libertà di pensarla come desidera. Ciò che però appare inconfutabile è che Shaqiri sia – a prescindere da ipotesi e chiacchiere – un talento enorme, arrivato alla corte di un Thohir che probabilmente una, dopo un annetto buono, l’ha veramente azzeccata.