Ai margini orientali d’Europa, da sempre il calcio è vissuto con passione in Bulgaria. Anche in questo caso, come per la Polonia, i risultati della Nazionale superano quelli conseguiti dai club in ambito europeo, dove comunque il CSKA e il Levski, entrambi di Sofia, hanno saputo meritarsi attenzione e rispetto.
La Nazionale bulgara ha preso parte più volte ai Mondiali, esordendo nel ’66, quando riuscì a bloccare sullo 0-0 l’Inghilterra, pur subendo un sonoro 6-1 dall’Ungheria. Prese parte anche alle edizioni del ’66,’70,’74, ’86, ’94 e ’98, raggiungendo il risultato di maggior prestigio nel ’94, quando, come molti ricorderanno, giunse fino alla semifinale, trascinata da Hristo Stoickov e venne sconfitta per 2-1 dall’Italia (doppietta di Roberto Baggio). L’esperienza americana si concluse per la Bulgaria con un lusinghiero quarto posto. Nello stesso anno, Hristo Stoichkov, all’epoca giocatore del Barcellona, dove formava una meravigliosa coppia d’attacco con il brasiliano Romario, vinse il Pallone d’Oro.
In passato erano state le Olimpiadi a riservare i migliori risultati internazionali, con un bronzo a Melbourne nel ’56 e un argento a Città del Messico nel ’68 (sconfitta per 4-1, sempre contro l’Ungheria).
I due club di Sofia, che in patria danno vita a un derby molto sentito, non sono mai giunti in fondo ad una competizione europea, accontentandosi di impegnare le grandi nei turni ad eliminazione.
Il CSKA, che a livello di scudetti è la squadra più titolata di Bulgaria, si caratterizzò all’indomani della seconda guerra mondiale, quando la Bulgaria entrò nell’orbita sovietica, come la squadra dell’esercito.
Presente nella seconda edizione della Coppa dei Campioni, dove mise a segno una goleada ai danni della Dinamo Bucarest (8-1), il CSKA più volte si è distinta come “ammazza grandi” e pertanto squadra ostica da incontrare. Nella Coppa dei Campioni del ’60-’61 ne fece le spese la Juventus, travolta per 4-1 a Sofia ed eliminata nonostante un 2-0 all’andata. Nella stessa Coppa, nell’edizione ’73-’74 fu la prima squadra ad eliminare i lancieri dell’Ajax, detentori da tre anni del trofeo. Nell’ ’80 -’81, eliminò i campioni in carica del Nottingham Forest; nella stagione successiva il Liverpool, anch’esso detentore.
Le semifinali raggiunte nel’ ’67 (persa con l’Inter nella terza gara di spareggio) e nell’ ‘82 (sconfitta con il Bayern Monaco) sono il miglior risultato conseguito, bissato in Coppa delle Coppe dalla semifinale dell’89, persa contro il Barcellona. Con l’avvento della Champions League, il CSKA non è più riuscito a qualificarsi per la fase a gironi.
Nel 1969, l’attaccante Petar Zekov (144 gol in 188 presenze con la maglia rossa del CSKA, tra il ’68 e il ’75), si aggiudicò la scarpa d’oro.
Il Levski Sofia (che all’epoca del regime era la squadra del Ministero dell’Interno), detiene invece il maggior numero di coppe nazionali. Sino all’esordio del Ludogorets nel 2014, era stata l’unica squadra bulgara ad essere riuscita a raggiungere almeno una volta l’accesso alla fase a gironi della Champions League (senza tuttavia ulteriori esiti).
Nella sua storia europea, in un paio di occasioni, il Levski ha saputo raggiungere i quarti di finale in Coppa delle Coppe, (’76–‘77 e ‘86-’87) e una volta, nel ’75-’76 in Coppa UEFA.
Ma il maggior interesse in campo europeo lo ha suscitato tra gli anni ’60 e il ‘71, quando tra le sue fila militò un grande campione, Georgi Asparuhov. Se al giorno d’oggi, come miglior calciatore bulgaro di sempre vengono subito in mente i nomi di Stoichkov o Berbatov, i più anziani tra i bulgari non hanno dubbi: “Gundi”, come era affettuosamente chiamato Asparuhov, apparteneva alla genìa dei Puskás e dei Pelé.
Asparuhov era un attaccante dal repertorio completo, dotato di tecnica, fisico e senso del gol. Come molti grandi campioni dell’Est europeo, spiccava per la capacità di tiro e l’abilità balistica. 170 gol in 278 partite con il Levski, 50 presenze e 19 gol in Nazionale (tre mondiali e il primo storico gol della Bulgaria nella competizione, a Wembley), eletto calciatore bulgaro del 1965.
A lui andarono i complimenti della ‘Perla Nera’ Eusebio (“uno dei più forti attaccanti che abbia visto”), dopo che il suo Benfica, due volte campione d’Europa, eliminò il Levski in Coppa dei Campioni, nonostante tre gol messi a segno da Asparuhov; altrettanto farà Nereo Rocco, dopo averlo visto all’opera contro il Milan in Coppa delle Coppe, nel ’67, quando due gol di Asparuhov ancora una volta non bastarono al Levski per passare il turno. Il Milan provò ad accaparrarsi il giocatore, ma in quegli anni molto difficilmente un calciatore poteva lasciare il blocco sovietico per andare a giocare nel resto d’Europa.
La risposta di Asparuhov, ad ogni modo pare che sia stata “C’è un Paese chiamato Bulgaria e in questo Paese c’è un club chiamato Levski. Puoi non averne sentito parlare ma è dove sono nato e dove morirò”.
E purtroppo, l’epilogo non tardò molto a manifestarsi. Espulso per un fallo di reazione durante una partita di campionato ed essendo stato squalificato, Asparuhov ebbe dal suo club il permesso di partecipare ad un’amichevole celebrativa a Vratsa, saltando un allenamento. Il 30 giugno 1971, Asparuhov, alla guida della sua Alfa Romeo, insieme al compagno di squadra Kotkov e a un autostoppista, si schiantò in curva contro un camion proveniente dalla direzione opposta. Aveva 28 anni.
Ad Asparuhov e alla sua leggenda, è dedicato lo stadio del Levski .
Qui, un video, dedicato a Georgi Asparuhov