La definizione che dà di gioiello l’arcinota enciclopedia Treccani è: «Di cosa o persona ritenuta bella e perfetta e quindi preziosa; in particolare, di meccanismo, congegno e simili rifinito con gran cura in tutti i suoi particolari e perfetto nel funzionamento».
Perfetto nel suo funzionamento. Questa forse è la frase più adatta spendibile per Paulo Dybala, numero 9 del Palermo, che sovente viene definito appunto “gioiello” rosanero sta vivendo una grande stagione sia a livello di squadra, sia personale. In un girone intero le marcature sono già dieci per il 9 di Iachini (compresa quella di ieri che ha innervosito la Roma), ingranaggio funzionale e perfettamente oliato di quella macchina affascinante che è il Palermo di quest’anno, un collettivo che esalta i singoli i quali, a loro volta, brillano di una luce intensa che rifraggono verso tutti i loro compagni, in un continuo gioco di specchi e riflessi che non permette di capire quale sia la sorgente di tutta questa luminosità. Propria dei gioielli, peraltro.
Tuttavia la connessione del giovane argentino con il prezioso termine di cui sopra è più viscerale, sottocutanea e stretta: joya, “gioiello” in spagnolo, è il suo soprannome da anni ormai, dai tempi in cui solcava i campi del suo Paese natale vestendo i colori dell’Instituto de Córdoba, squadra in cui è cresciuto fin dalla più tenera età. Giovanissimo (ha 21 anni e due mesi oggi), nel 2011 ha esordito da professionista in Primera B Nacional, la seconda serie del campionato albiceleste e ha subito lasciato il segno: 40 presenze, 17 reti. Un predestinato.
Zamparini, al quale tutto si può rimproverare tranne un certo fiuto per i talenti del domani, investì immediatamente su quel ragazzino sconosciuto ai più di nemmeno 70 chili e lo portò a Palermo l’estate del 2012, della serie “come ti porto un diciottenne in Sicilia sperando che esploda”. Il primo anno in Italia è di ambientamento, ciononostante alla seconda gara da titolare in campionato, Paulo fa subito parlare di sé con una doppietta alla Sampdoria che garantisce ai rosanero di incassare tre punti che, in quel momento, sono preziosi per i siciliani come lo è l’ossigeno a un uomo perso nello spazio. Né lui né i suoi compagni, tuttavia, potevano sapere che quella vittoria sarebbe stata una delle sole sei del Palermo in tutto il campionato, concluso con la retrocessione.
Lo scorso anno, in B, Gattuso si innamora subito di lui, al punto da definirlo «giocatore che è avanti di due pagine rispetto al manuale del calcio, non può non far bene coi colpi che ha». Tuttavia, nonostante parta da titolare, Dybala paga l’anarchia tattica della sua compagine e viene schierato ogni domenica in una posizione diversa dal Ringhio nazionale. Con l’arrivo di Iachini, poi, finisce fuori dalle rotazioni per diverso tempo: Paulo non segna e in squadra ci sono Abel Hernández, Lafferty e Belotti che paiono vedere di più la porta e inoltre viene reintegrato in rosa Franco Vázquez. Quando il 9 si sblocca, a marzo, rientra stabilmente nel giro dell’undici di partenza ma a quella prima rete ne seguono solo altre quattro (seppure corredate da tre assist) mentre i compagni di reparto citati, a fine anno, possono vantare tutti di essere andati in doppia cifra.
Nell’estate del grande rientro in Serie A, però, Iachini decide di costruire proprio su Dybala le sue ambizioni di salvezza; le ambiguità sul ruolo intanto sono sparite, Paulo è il centravanti titolare del Palermo e solo in casi rarissimi verrà fatto giocare da esterno o da seconda punta – non come l’anno prima, quando capitava sovente di vederlo incastrato in posizioni più lontane dalla porta. La Joya non tarda a ripagare il mister della fiducia, già alla prima giornata timbra il cartellino contro quella Sampdoria già testimone dei suoi primi centri in Serie A quasi due anni prima. Quella è solo la prima sinfonia di Paulo Dybala, alla quale ne seguono altre nove e ben sette assist: 17 giocate decisive in 18 partite (con la Fiorentina non ha giocato per infortunio), numeri spaventosi, da migliore di tutti. Per ora solo Tévez ha segnato di più ma ha fatto meno della metà delle assistenze del centravanti dei siciliani.
Dove può arrivare questo ragazzo non lo sa nessuno per adesso, di certo per ora illumina i campi di Serie A con una grinta, una forza e una classe abbaglianti ma, per citare Raiola quando parla di Pogba, la sensazione è che non potremo permettercelo a lungo. Intanto, però, c’è un Palermo da salvare e, magari, far sognare.
Perché, da che mondo è mondo, gli oggetti perfetti e preziosi, i gioielli, fanno sognare come non mai chi li possiede.