Un gol palestinese partito dalla Slovenia

Per una Coppa d’Africa che inizia, una Coppa d’Asia che entra nel vivo. Non ha mancato di divertirci la massima competizione asiatica per nazionali, che inaugura oggi la terza giornata con già qualche verdetto in cassaforte.

Peccato per il fuso orario, che impedisce a molti appassionati italiani di fruire in diretta di un prodotto niente male, per squadre e ambientazioni. Fa impressione, per esempio, che il calcio mondiale approdi negli stadi del rugby league australiano, con la caratteristica collina (“the hill”), lì dove si può apprezzare – specie in estate – una partita come si fosse in spiaggia; sono piacevoli i dati delle presenze, e soprattutto la buona risposta delle comunità locali. Non solo gli immigrati di seconda e terza generazione, tipici del melting pot australiano, ma anche chi ha scelto adottare questa o quest’altra squadra per spirito di partecipazione, per dare un tocco di rumore e di colore a stadi che stanno ospitando giorno dopo giorno gruppi provenienti da culture ed esperienze diverse.

Insomma, se è vero che simpatizzare Corea del Nord fa sorridere (consiglio l’articolo di Joe Gorman sul Guardian), ogni partecipante alla Coppa d’Asia si sta pian piano emergendo nell’ambiente dello sport australiano, nell’estate che da qualche tempo è stagione calciofila, oltre che del cricket. Poi, come detto, ci sono i dati, importanti e da valutare nel contesto di una coppa che – per tradizione, assenza dei top team e dei Ronaldo e Messi della situazione – non può e non potrà mai avere i numeri di un Mondiale o di un Europeo, ma si difende bene: 12 mila spettatori per Corea del Sud-Oman a Canberra (città a oggi fuori dalla A-League), 17 mila (più di diverse partite di Serie A) a Melbourne per Iran-Barhein, addirittura 22 mila a Sydney per Qatar-Iran.

Hanno registrato buone affluenze anche le partite del girone B, per non parlare del richiamo del Giappone campione continentale uscente. Ha scritto una bella storia – già solo con la sua presenza – la Palestina, sommersa di gol dai giapponesi e giordani eppure orgogliosamente a segno ieri con Jaka Ihbeisheh, dopo 84′ di gioco. Storia curiosa quella del giocatore del NK Krka (campionato sloveno), di padre palestinese e madre slovena. Europeo per nascita e crescita, si è ricongiunto al padre a 21 anni, grazie ai social network; sino a rappresentarne l’origine (e l’appartenenza) con la maglia di una nazionale (e di una nazione) che ha sofferto tantissimo, scoprendo se stessa ora, sul campo.

In tutto questo, non sono mancate sorprese (la Cina già qualificata), bagni di folla per i padroni di casa (i 25 mila di Melbourne e i 50 mila di Sydney), gol ed errori. Hanno giocato (e giocheranno) campioni e gente meno nota. È un carosello di storie, che vale la pena sentire, leggere e raccontare. Come quella di Ihbeisheh, eroe per un giorno e simbolo di una Coppa d’Asia che sinora ha solo scaldato i motori.

Se avete una finestra di tempo la mattina, sapete cosa cercare; nella speranza che facciano lo stesso gli addetti ai lavori dei nostri club, con tutta un’Asia di talenti da scoprire.

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Matteo Portoghese