Home » Coppa d’Africa: noi ci siamo

Ne avevamo già parlato a inizio mese, apparecchiando il tavolo delle competizioni che infiammeranno il 2015: tra pallacanestro e rugby, e aspettando gli Europei Under 21, l’anno si sarebbe aperto con una scorpacciata di calcio internazionale: in contemporanea, il Sudamericano Sub 20, la Coppa d’Asia e la Coppa d’Africa. Ed è proprio di questa che vogliamo parlare oggi.

Anzitutto per dire e ribadire che si giocherà: calendario alla mano, domani il calcio d’inizio di Guinea Equatoriale-Congo segnerà l’inizio dei dodici giorni della fase a gironi; fine delle speculazioni, comincerà a contare soltanto il campo. Ne abbiamo parlato ieri con Gianguglielmo Lozato: tante molle, tanti interessi dietro una competizione del genere; e tanti spunti di riflessione.

Anzitutto, ci troveremo in Guinea Equatoriale invece che in Marocco: la paura del virus Ebola ha portato il paese designato per l’organizzazione a chiedere di spostare l’evento. Richiesta rigettata (troppo complesso: come ri-organizzare i calendari mondiali, alla luce di ciò?), Marocco sostituito e quindi escluso dalla competizione.

Per poi dover trovare un nuovo comitato organizzatore: la Guinea Equatoriale era stata esclusa dalle qualificazioni per una irregolarità su un calciatore, ma adesso di fatto ha salvato l’intero evento. Un paese condannato da Amnesty International, improvvisamente benedetto dalla Federazione africana. Il paese, non dimentichiamolo, che tiene prigioniero l’imprenditore italiano Roberto Berardi (dubito che Mario Ferri si farà vivo per ricordarlo).

A ogni modo, dicevamo, ci avviamo alla competizione: ieri il nostro Igor Vazzaz ci ha fatto conoscere le quote antepost (e ha anche confessato le proprie giocate), e oggi arrivano a destinazione le ultime squadre (salvo il Camerun, che atterrerà direttamente domani). Il momento buono per dare un occhio a cosa ci aspetta. Il Guerin Sportivo, qualche anno fa, dava voce al Mago do Sputanamiento: perché i pronostici non li sbaglia solo chi si rifiuta di farli.

Quindi dico Ghana. Più che altro per un senso di rivincita degli ultimi Mondiali: squadra molto “europea”, come impostazione (avesse avuto un Drogba, davanti, sarebbe stata perfetta), ma condannata già da un girone atroce. Eppure la tifavo quale prima africana di sempre in semifinale: la rosa lo meritava. Erano i giorni in cui in redazione e non solo, con qualcuno ci definivamo direttamente «noi africani»: non sono abbastanza grande per potere ricordare Lineker spegnere il sogno del Camerun a Italia90, ma non per questo non sto aspettando che si avveri.

Quindi: equilibrato il girone A (Gabon sui padroni di casa, butto lì), Tunisia su Capo Verde nel girone B; poi Algeria e Ghana nel terzo gruppo, infine Costa d’Avorio e Mali (Keita sugli scudi). Quarti: avanti Gabon (Aubameyang mi piace), Tunisia, Algeria e colpaccio ghanese. In finale, sorpasso delle Stelle nere. Perché quello che spero, pronostici a parte, è finalmente di vedere una squadra vincere di squadra, da squadra. Mancano Boateng ed Essien: il collettivo può e deve sopperire. Dice un detto africano che un solo uomo può cominciare una guerra, ma per fare la pace bisogna essere in due: appunto.

Funziona così, dovrebbe funzionare così: quando qualcuno viene a mancare, bisogna riuscire a fare come e meglio che se fosse presente. A volte, anche solo per convincerlo a ripensarci. Dal nostro punto di vista, poi, noi siamo tranquilli: abbiamo la nostra squadra (quella dell’informazione), che seguirà la Coppa d’Africa 2015 con cronache, aggiornamenti in diretta sulla nostra pagina Facebook dedicata, gol, video e curiosità. C’è stata la primavera araba, adesso è tempo di una rivoluzione africana. A partire dal calcio.