MP Istantanee racconta… Germano de Sales, una love-story da copertina

Nella prima metà degli anni 60, la Serie A iniziò ad ospitare i primi calciatori di colore. All’epoca era un avvenimento, un fenomeno visto con curiosità e morbosità. Forse anche con qualche commento eccessivo e bigotto. Oltre a Jair (Inter) e Canè (Napoli) sbarcò in Italia Germano, brasiliano come loro, che approdò al Milan ma ebbe una parabola agonistica e privata molto differente. La ripercorriamo.

Prologo

José Germano de Sales, calcisticamente noto solo come Germano, nacque a Conselheiro Pena (stato del Minas Gerais, Brasile) il 25 marzo 1942. Da ragazzino faceva il lustrascarpe, poi arrivò il calcio. Ala sinistra di altezza non eccelsa – 168 cm – ma dai piedi buoni, si impose giovanissimo nel Flamengo. Appena diciassettenne, conquistò la maglia della Nazionale olimpica brasiliana con cui prese parte ai Giochi Panamericani 1959 e alle qualificazioni per Roma 1960. In quella squadra figurava anche il futuro campione del mondo Gérson. Fu così che il nome di Germano cominciò a farsi conoscere nel circuito internazionale. Vinse con il Flamengo il Torneo Rio-San Paolo nel 1961 e debuttò l’anno successivo nella Nazionale maggiore verdeoro, senza tuttavia partecipare al bis iridato in Cile di quell’anno. Su segnalazione del grande Dino Sani, Nereo Rocco – allenatore del Milan – decide di portarlo in Italia per 130 milioni di lire. Il giocatore, al suo arrivo, suscita grande curiosità. Gli inizi sono incoraggianti, con 3 reti nelle prime 5 partite ufficiali, tra cui una doppietta all’esordio in Serie A contro il Venezia. Però i rossoneri a fine anno decidono di mandarlo in prestito al Genoa, con cui concluderà la stagione (12 presenze e 2 reti) prima di rientrare a Milano.

Con la maglia del Milan 1962-63

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fatto

Nella capitale lombarda Germano conosce Giovanna Agusta, figlia del ricco imprenditore Domenico, attivo nel settore aeronautico e motoristico. I due giovani intraprendono una relazione segreta. Negli anni 60 la storia tra Germano e “la contessina” in breve tempo diventa di dominio pubblico: facile immaginare l’effetto mediatico di un’unione simile, con l’aggiunta di commenti bigotti e vagamente razzisti sulla vicenda. Domenico Agusta non acconsente alla relazione. Ne nasce una storia lunga qualche anno in cui Giovanna segue Germano negli spostamenti calcistici, finché l’industriale dà il consenso nel 1967 al matrimonio civile, rigorosamente – neanche a dirlo – con la separazione dei beni. Si trattò di un matrimonio riparatore, in quanto Giovanna era in dolce attesa. Nascerà la piccola Giovanna Maria, detta Lulù. Tuttavia, l’amore tra i due non dura a lungo. Nel 1970 il calciatore torna in patria, acquista una fattoria con la donazione del suocero e in seguito si risposa. Superfluo sottolineare lo spazio importante che i rotocalchi dell’epoca dedicarono alla vicenda. Sul Guerin Sportivo, storica testata sportiva attiva ancora oggi, il geniale disegnatore Marino Guarguaglini si sbizzarrì non poco: vennero pubblicate diverse vignette sulla love-story, anche un po’ cattive e discutibili.

Epilogo

Dopo il prestito al Genoa ed il ritorno a Milano, Germano riuscì a trovare pochissimo spazio in rossonero anche a causa di un incidente stradale, in cui il giocatore si fratturò una mandibola. L’addio all’Italia avvenne di lì a poco. Il calciatore tornò in Brasile per giocare nel Palmeiras, con discreto successo, prima di tornare nel Vecchio Continente. Per lui, una parentesi in Belgio nello Standard Liegi, più che altro avvenuta per avvicinarsi a Giovanna Agusta. Nel 1968, a soli 26 anni, Germano decide di chiudere con il calcio. Ritornato a vivere nella città natale, muore il 4 ottobre 1997.

Con Giovanna Agusta