Super League greca, la TOP 11 del girone di andata

Dopo il recupero dell’undicesima giornata, si è concluso il girone di andata della Super League 2014-2015. La cavalcata del PAOK ha subito una forte frenata nelle ultime giornate e l’Olympiakos ha fatto il balzo giusto in tempo per essere incoronato campione d’inverno. Vediamo un po’ chi ha dunque meritato un posto nella TOP 11 della prima tranche della competizione: squadra titolare, riserve, miglior allenatore, rivelazione e flop, non manca nulla. Buona lettura! 

PORTIERE: Roberto (Olympiakos Pireo, 1986) – Superbo in Champions League, meno in Super League, ma resta il portiere di una delle difese meno battute del campionato. Definito “il carneade Roberto” da alcune testate italiane dopo la grande partita contro la Juventus, lo spagnolo è stato per tutta la prima parte di stagione, nonché in quella precedente, un punto di forza dell’Olympiakos. E meno male, dato che per la prima volta dopo tanto tempo i biancorossi hanno avuto problemi di tenuta difensiva. Poche sbavature, grandi interventi, sicurezza per tutti. CARNEADE STO…

TERZINO DESTRO: Giannis Skondras (PAOK Salonicco, 1990) – Cresciuto in una delle migliori palestre difensive di Grecia, l’Atromitos, Skondras è alla seconda stagione con i bianconeri. Anche se il PAOK non è uno dei più fulgidi esempi di retroguardia imbattibile, il greco è stato molto utile sia dietro che in avanti. Skondras ha dovuto spesso sacrificarsi ed essere schierato centrale di difesa, mentre, in posizione naturale, doveva fare i conti con un Salpingidis ormai molto discontinuo. Sacrificio in condizioni non ottimali in cui lavorare e quando mancava si sentiva. SE NON CI FOSSI IO!

DIFENSORE CENTRALE: Daniel Adejo (Kalloni, 1989) – Titolare inamovibile nel reparto arretrato di Matsourakis, il nigeriano ha ritrovato tranquillità e buone prestazioni sull’isola di Lesbo. Il Kalloni è stato per molto tempo una delle sorprese più liete del campionato, soprattutto per la tenuta della difesa, che, senza contare il crollo con l’Olympiakos, ha subito solo sette reti in quattordici gare. Dopo l’ultima difficile stagione di Reggio Calabria, l’ambiente familiare isolano, unito a uno stadio piccolo ma sempre pieno e a un progetto sano, hanno fatto la differenza. MA E’ QUELL’ADEJO LA’?

DIFENSORE CENTRALE: Sokratis Fytanidis (Atromitos, 1984) – Se l’Atromitos è la miglior palestra difensiva, lui è il personal trainer che tutti vogliono. Roccioso, ma rapido, è un ottimo difensore che non si limita al compitino. Attorno a lui viene plasmata la retroguardia più ostica di Grecia, che egli dirige a bacchetta, nonostante la presenza accanto a sé dei vecchietti della squadra. Fyntanidis stuzzica da molto gli appetiti delle grandi di Grecia. Attenzioni meritate. NOCCHIERE.

TERZINO SINISTRO: Nano (Panathinaikos, 1984) – La freccia iberica che corre sull’ala sinistra del Leoforos è una delle armi migliori del Panathinaikos. Andaluso, porta nel suo bagaglio tutto il fuoco e la passione della città di Picasso, Malaga, dov’è nato. Arrivato dalla serie B spagnola, come tanti suoi colleghi, in Grecia trova la sua dimensione, dove far correre i cavalli del motore e stupire con la grazia del suo piede, senza dimenticare i siluri su punizione. Anche quest’anno non fa eccezione. Segnò il primo gol al Nikolaidis, dopo il ritorno nel vecchio stadio, e anche per questo è amatissimo. LATIN LOVER.

CENTROCAMPISTA: Fanis Tzandaris (PAOK Salonicco, 1993) – Mediano made in Thessaloniki, Tzandaris è una delle sorprese più piacevoli della Super League. Dopo due stagioni a maturare in Football League ad Epanomi e con l’Apollon Kalamaria, squadra satellite del PAOK, ha conquistato la fiducia di Anastasiadis, che lo ha preferito nel suo 4-3-3 a giocatori più esperti. Con Kaçe, altro meritevole ma già consolidato, e Golasa, forma una delle mediane più giovani e briose d’Europa. Titolare in campionato, non ha saltato nemmeno una gara di Europa League: un altro anno e mezzo a questi livelli e ne sentiremo parlare. LARGO AI GIOVANI.

CENTROCAMPISTA: Pajtim Kasami (Olympiakos Pireo, 1992) – Adattabile a molte soluzioni di formazione, lo svizzero ha giocato con ottimi risultati sia da ala che da centrocampista d’inserimento. Arrivato dal Fulham dopo una stagione nel complesso disastrosa, ha saputo essere sia il jolly di cui l’Olympiakos aveva bisogno, sia un esterno da grande squadra. Il suo eclettismo è pari alla sua sapienza col pallone tra i piedi e chiunque, anche in campo europeo, se n’è reso conto. Zamparini ci vide giusto. RINATO.

ALA DESTRA: Pablo Mazza (Asteras Tripolis, 1989) – Arriva dal Douglas Haig, che sembra più una telenovela che una squadra di calcio, e stupisce mezza Grecia. Non c’è storia, quando si tratta di Argentina, in pochi sanno centrare gli obiettivi low cost come l’Asteras Tripolis. Un metro e settantacinque di quella classe un po’ insudiciata che solo le serie minori sudamericane ti lasciano: ecco cos’è Pablo Mazza. Entrato nel cuore dei tifosi per la doppietta al Magonza e il gol al Maccabi Tel Aviv, che hanno spianato la strada per la qualificazione europea, Mazza ha saputo dare ancora più fantasia alla squadra. Così come cinque reti in campionato. SORPRESA.

TREQUARTISTA: Cleyton (Skoda Xanthi, 1983) – La presenza del trequartista brasiliano nella TOP 11 vuole essere un plauso allo Xanthi, rinato tra le mani di Razvan Lucescu, seppur con qualche difficoltà iniziale. L’ex Panathinaikos è cruciale nel gioco dell’allenatore rumeno: giostra il pallone, imbastisce le azioni facendo correre le ottime ali trace e supervisiona il lavoro dei mediani. Gli unici fuori dal suo occhio clinico sono i centrali di difesa. Forse è lì che va speso qualche euro. SOVRINTENDENTE.

ALA SINISTRA: Nikos Karelis (Panathinaikos, 1992) – Ala sinistra, adattabile a destra, seconda punta e, altezza a parte, ha quel forza taurina che può creare grattacapi ai difensori. In un Panathinaikos che ha perso Marcus Berg alla prima giornata, Karelis è stato sommo: ha dato molta velocità alla squadra, si è inserito magnificamente negli schemi di Anastasiou ed è andato molte volte a concludere le azioni, come confermano le sette reti in campionato. Con buona pace di Petrić. TUTTOLOGO.

PUNTA CENTRALE: Stefanos Athanasiadis (PAOK Salonicco, 1988) – Tre anni consecutivi in doppia cifra, uno dei giocatori bianconeri più amati, nato e cresciuto nel PAOK e capocannoniere della squadra. Nella realtà tessalonicese, nessuna prima punta può fare meglio di lui: fiuto del gol, spirito di sacrificio e grande mobilità ne fanno un killer perfetto per il gioco rapido di Anastasiadis. Stefanos, per tutti Klaus, ha molti dei meriti di questo Natale passato in testa alla classifica. SANTA KLAUS.

ALLENATORE: Angelos Anastasiadis (PAOK Salonicco) – E chi se no? Un PAOK in testa per praticamente tutta la prima metà del campionato non se lo sarebbe immaginato nessuno. Dopo la traghettata con Georgiadis, post esperienza calcio totale di Huub Stevens, la Bicefala del Nord non dava la sensazione di essere una pretendente per il primo posto. La principale differenza che si è notata è la capacità di soffrire da grande squadra, che lascia sfiatare gli avversari e poi li sa colpire. La partita con l’Olympiakos e quella con l’Ergotelis sono un manifesto di questo aspetto. La sofferenza di dicembre è stata però davvero atroce: troppi incontri per una panchina così corta. Servono investimenti sulla macchina: al volante c’è già Senna. BACCHETTA MAGICA.

 

RISERVE

Giorgos Athanasiadis (Panthrakikos, 1993) – Ok, ci sono portieri affermati che prendono meno gol (Glykos, Hogg, Rafael…), ma vedere i voli di questo giovane che si deve litigare il posto ogni giorno, fa ben sperare per il futuro. Se allenato da un maestro valido, ecco pronto un nuovo Karnezis. Non scomodiamo Nikopolidis, per ora. DAJE!

 

 

Omar Elabdellaoui (Olympiakos Pireo, 1991) – I terzini li hanno indovinati tutti. Dalla retrocessa di Bundesliga, arriva un giovane norvegese di prima generazione, che scalza Salino dal suo posto da titolare, mette in fila ottime prestazioni e a destra detta legge su chiunque gli si presenti davanti. MAGISTRATO.

 

 

Răzvan Raţ (PAOK Salonicco, 1981) – L’ennesima riprova che la Grecia ti dà una seconda chance, se ti impegni. Dopo aver vinto qualsiasi cosa con il grande Shakhtar Donetsk, arriva al West Ham cantando inni d’amore. Non corrisposto. Poi tocca al Rayo Vallecano, ma poca roba. Il PAOK lo accoglie a braccia aperte e lui lo ripaga con prestazioni di grande livello, qualche sbavatura, ma soprattutto gol e assist. LAZZARO.

 

Giorgos Zisopoulos (Asteras Tripolis, 1984) – Vederselo camminare davanti in un vicolo buio a notte fonda potrebbe essere una brutta esperienza, ma sotto quel look da folk metaller si cela un eclettico del calcio di rottura. Difensore centrale e mediano, Zisopoulos padroneggia entrambi i ruoli allo stesso modo ed è stato uno dei punti di forza dell’Asteras Tripolis sia in Super League, che in Europa. FEAR THE BEARD.

 

Zeca (Panathinaikos, 1988) – Il capitano dei trifogli è un centrocampista multiforme, che fa del gioco di cuore e dell’impegno le sue armi vincenti. Trascinatore dal piede ben calibrato, non si fa frenare dalle difficoltà del campo, così come mai si è arreso davanti ai problemi economici. Uno dei grandi uomini in verde. O CAPITÃO.

 

 

Paul Keita (Kalloni, 1992) – Altri centrocampisti meriterebbero più attenzione, ma in relazione ai minuti giocati e ai risultati ottenuti, Paul Keita ha fatto il botto. Spilungone di quasi due metri, randellatore professionista e abile a ripartire grazie alle sue lunghe leve, il senegalese è stato un ottimo schermo alla difesa della sua squadra. FRANGIFLUTTI.

 

 

Nikos Kaltzas (Veria, 1990) – Ala veloce e di piede aggraziato, Kaltzas sta vivendo la stagione della sua consacrazione, essendo parte essenziale (otto gol) della squadra agli ordini di Granero, ben piazzata in Super League e grande sorpresa della stagione. Non a caso, il Panathinaikos l’ha agguantato al volo. PRONTO AL SALTO.

 

 

Nico Martínez (Panetolikos, 1987) – Il Panetolikos chiude l’andata in zona Europa. Merito di società, allenatore e molti giocatori, ma in campo chi dirige l’orchestra è l’argentino. Dai suoi piedi partono assist e aperture illuminanti, come dalle corde di un violino si sprigionano le note più delicate e allietanti. PAGANINI RIPETE.

 

 

Alejandro Domínguez (Olympiakos Pireo, 1981) – Non è nella TOP 11 solo per “scelta tecnica”, ma meriterebbe il posto honoris causa anche per i prossimi anni. Esperienza unita a tecnica da vendere, dinamismo ed eclettismo. Questa è la ricetta del Chori. Ma non pensate che riproponendo gli stessi ingredienti avrete un giocatore identico: di questa pasta ce ne sono pochi. CAPOLAVORO.

 

 

Robert Mak (PAOK Salonicco, 1991) – A Salonicco ha fatto vedere tutto ciò che da lui ci si aspettava a Norimberga: velocità, capacità offensiva e senso del gol. Se non lo avesse fermato un infortunio, il PAOK potrebbe avere qualche punto in più. I numeri parlano da soli: dieci gare, sei gol, quattro assist. DECISIVO.

 

 

Kostas Mitroglou (Olympiakos Pireo, 1988) – Se gli outsider mancheranno di continuità, il titolo di capocannoniere se lo contenderanno lui e Klaus. Protagonista della mossa di mercato del secolo (venduto infortunato a 15 milioni, ritornato in prestito una volta ripresosi), Mitrogol è tornato a carburare e a mettere lo zampino decisivo come ci aveva abituato. HE’S BACK!

 

 

IL PROSPETTO: Arthur Masuaku (Olympiakos Pireo, 1993) – “Arriva Masuaku dal Valenciennes”. Un altro terzino da una retrocessa? Sì, e se fossero tutti così andrebbero svaligiate ogni anno. Masuaku ha stupito chi non lo conosceva: rapidissimo, dotato di coraggio, tecnica e piede promettente. Il francese è solo uno dei tanti giovani che calcano i campi di Super League, ma i suoi risultati sono estremamente soddisfacenti e dotati di continuità. Bong? Dimenticato. Giannoulis? Acquistato apposta per fargli da gregario. Niente male per un ventunenne. Se poi ci si aggiunge l’esperienza internazionale che l’Olympiakos gli sta permettendo di guadagnare, ebbene, se ne sentirà parlare nelle prossime finestre di mercato. SORPRENDENTE.

SQUADRA TOP: PAOK Salonicco – Non c’è dubbio, chi riesce a tenere a bada l’Olympiakos con continuità e ad approfittare dei suoi errori, merita rispetto e considerazione. Qualche giocatore in più e, se il progetto e la guida tecnica resteranno gli stessi, la dittatura biancorossa avrà trovato un degno rivoltoso. FIGHT THE POWER!

SQUADRA RIVELAZIONE: Veria – Il Panetolikos si è conteso la palma di rivelazione fino all’ultimo, ma la truppa di Agrinio è in percorso evolutivo da due stagioni, mentre il Veria l’anno scorso annaspava sul fondo. Se qualche sito avesse infatti scritto che i rossoblu, a fine 2014, sarebbero stati in zona Europa, probabilmente chiunque avrebbe segnalato la pagina. Molte volte in Grecia si è assistito a rivoluzioni estive e sostituzioni di membri chiave della squadra, ma generalmente i periodi di assestamento erano lunghi e complessi. Invece in Emazia si parte fortissimo: quattro vittorie nelle prime cinque gare. E non si parla di fortuna, ma di tattica. José Carlos Granero chiama nel nord della penisola tanti giocatori che apprezza e li mette in campo in modo che giochino con naturalezza, dando spazio alle loro abilità. Un 4-2-3-1 lineare, pulito e veloce che mette in risalto il dinamismo e la classe della Regina del Nord. MONARCA ILLUMINATO.

SQUADRA FLOP: Federazione – Squadre che ottengono le licenze in ritardo, proroghe per avere le carte in regola, il Niki Volos che fallisce nel bel mezzo del campionato, ritardi negli stipendi, giocatori che vanno e che vengono. Nessuno ha mai detto che la vita nel calcio greco fosse facile, anzi, questa situazione tremolante plasma giocatori e allenatori: ci vogliono gli attributi per ottenere risultati quaggiù. Ma la Federazione cosa combina, nel frattempo? Super League a 18 squadre, che saranno poi riportate a 16. Football League a due gironi, che saranno poi riunificati a discapito di una serie impressionante di retrocessioni. Qualcuno, dopo i problemi economici di molte squadre, propone addirittura una massima serie a 14 compagini. E la Football League 2? Un inferno, come sempre. La Federazione ellenica amplifica, con le sue scelte, una situazione già complessa di suo. Ah, tra l’altro, abbiamo scoperto solo a campionato inoltrato i criteri di retrocessione. Come l’anno scorso. BAILAMME.